Due curve decapitate contemporaneamente. Inter e Milan: mai successo. Diciannove arresti – su ventidue richieste – che smantellano un’alleanza criminale per la spartizione violenta del business che ruota intorno al pallone: biglietti e parcheggi per le partite, ingressi abusivi al Meazza e trasferte di Champions, merchandising e beveraggi. Un “patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate” che aveva assicurato un controllo totale, ottenuto a suon di minacce ed estorsioni, facendo fuori a spallate la vecchia guardia ultras che non voleva sottomettersi ai nuovi padroni. E tutto con il beneplacito dei clan di ’ndrangheta che avevano piantato le loro radici soprattutto nel cuore della fazione nerazzurra: ai vertici della curva interista, infatti, viene anche contestata l’aggravante dell’aver favorito la ’ndrina dei Bellocco di Rosarno, cui venivano versati parte dei guadagni illeciti.
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Di qua, dunque, vengono colpiti il leader ufficiale della Nord Marco Ferdico insieme al padre Gianfranco, il nuovo capo pro-tempore Renato Bosetti e altri appartenenti al direttivo quali Matteo “Chuck” Norrito e Mauro Nepi. E ancora il 54enne Pino Caminiti, calabrese di Taurianova (vicinissimo sia allo ’ndranghetista Giuseppe “Dutturicchiu” Calabrò che ai Fidanzati, aristocrazia di Cosa Nostra) e addetto agli ambitissimi parcheggi sotterranei, la contabile Debora Turiello o il palermitano Francesco “Buzzero” Intagliata, pregiudicato per rapina, droga, armi, lesioni e rissa, che entra ed esce dal vertice del secondo anello verde.