Firenze, 1 ott. (askanews) – La notte è il momento in cui le cose succedono, il momento nel quale le possibilità si ampliano, così come la nostra attenzione verso queste stesse possibilità. E di notte, sotto il Palazzo Vecchio di Firenze e accanto ad alcune delle sculture più famose di sempre, Francesco Vezzoli ha portato i suoi camion, i suoi macchinari e i suoi installatori per dare vita a una nuova opera ispirata al mondo classico, ma anche all’attualità più stretta, ai temi del tempo e della negazione di alcuni passati.
"Questo lavoro è allo stesso tempo intimo, personale e politico – ha spiegato Vezzoli ad askanews -. E’ anche un problema di proporzioni: Piazza della Signoria, chiaramente, rappresenta una sfida muscolare dal punto di vista delle proporzioni e della qualità artistica che contiene al suo interno. Ma io non volevo sacrificare quel margine di malinconia o sofferenza che è sempre presente nei miei lavori. Quindi questa gigantesca fiera dantesca cerca di sbranare la testa di un senatore o di un filosofo romano, ed è una testa del II secolo a.C., mentre il leone, chiaramente, è un leone della fine del Novecento. E credo che entrambe le valenze siano rappresentate, forse con una tensione decisamente superiore a delle opere che ho fatto in passato".
Il progetto "Francesco Vezzoli in Florence", che prevede anche una seconda scultura, collocata nello studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio, è stato presentato dal Centro Pecci di Prato e dal Museo Novecento di Firenze ed è curato dai due direttori Cristiana Perrella e Sergio Risaliti, che ha voluto sottolineare il sempre maggiore peso del contemporaneo nella vita della città. "Insieme all’amministrazione, al sindaco e all’assessore – ci ha spiegato Risaliti – abbiamo avviato questa rivoluzione culturale fiorentina da qualche anno, proprio qui in questa piazza abbiamo installato la tartaruga di Jan Fabre, il ratto di Proserpina di Keff Koons. Quindi è il segno che soprattutto nel momento in cui si occupa lo spazio con artisti viventi come Francesco Vezzoli e gli altri, questa piazza, dove è nato il senso moderno del monumento pubblico, vuol dire che la sfida del contemporaneo a Firenze è andata avanti".
Il museo di Prato ospiterà invece una mostra di Vezzoli nel 2022, anche in questo caso all’insegna di una volontà forte di collaborazione tra istituzioni, su cui la direttrice Perrella ha insistito molto anche nella notte fiorentina. "Per il Centro Pecci – ci ha detto – è un momento che vede finalmente costruirsi quella rete che per me è l’unico modo di lavorare possibile oggi, con la connessione con le altre realtà italiane e internazionali che lavorano in maniera affine alla nostra. Io credo che oggi la collaborazione, da tutti i punti di vista, sia davvero l’unico modo, perché un elemento di sviluppo del pensiero, di confronto, anche di maggiore sostenibilità dei progetti credo sia davvero il futuro per tutti noi he lavoriamo nelle istituzioni culturali".
Intanto, benché si sia fatto davvero molto tardi, l’installazione della scultura è anche l’occasione per ragionare sul modo in cui le opere d’arte prendono vita, sul lavoro che le professioni culturali e addirittura quelle concettuali portano sempre con sé e, perché no, su quanto sia importante dare spazio, anche fisico, all’interno delle città, a ricerche come quella di Vezzoli, che senza clamore porta avanti la sua piccola e costante sovversione dell’ovvio e del banale.