A Budapest, la capitale ungherese, lo stadio cittadino si chiama Puskas Arena e si può a buon diritto definire una della maggiori “grandi opere” eseguite a Budapest negli ultimi anni. Dopo la demolizione del vecchio stadio, infatti, il governo ha voluto fare le cose in grande. L’edificio può ospitare fino a 67.000 tifosi ed è alto ben 52 metri.
Per la sua costruzione sono stati usati i più moderni ritrovati in termini di sicurezza e movimentazione delle folle di spettatori. Pensate che lo stadio può essere interamente evacuato in un minimo di 8 minuti, in caso di emergenza. Quando ancora fervevano i preparativi per l’inaugurazione., furono eseguiti i check di controllo di tutti gli impianti della Puskas Arena. Ivi compreso quello audio.
Da un simile prodigio della moderna edilizia, quale era definito il nuovo stadio, ci si aspettava un funzionamento impeccabile, da orologio svizzero. Invece una bella notte la brava gente di Budapest si è svegliata sobbalzando sui suoi letti. Una musica infernale si stava diffondendo per tutta la città. Molti si sono alzati in preda al panico.
Quel frastuono proveniva da un punto ben preciso: ovvero dalla Puskas Arena. Per gli intenditori più fini, dopo un po’ è stato possibile anche identificare il brano che, in un loop infernale, continuava a ripartire daccapo ogni volta che terminava. Si trattava di “Deutschland” del gruppo heavy metal dei Rammstein.
“Germania, il mio cuore in fiamme. Non voglio mai lasciarti” recita uno dei versi. Ahinoi, non sappiamo quanto i bravi cittadini di Budapest abbiano apprezzato tanto fervore nazionalistico (considerando che sono ungheresi e non tedeschi). Quel che è certo è che non hanno apprezzato molto l’inusuale sveglia, tanto più che non ha cessato di suonare per una notte intera, fino alle 7:30 del mattino (secondo la maggior parte delle fonti).
Non vogliamo nemmeno immaginare con quali occhiaie siano andati in ufficio quei poveracci svegliati da qualche centinaio di decibel sparato in aria. Pare che il “disguido” (concedeteci il termine edulcorato) sia stato causato da un “malfunzionamento” dell’impianto di riproduzione audio. Naturalmente sono subito state diramate delle scuse ufficiali, che però appaiono un po’ debolucce in confronto all’accaduto.
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Dal canto suo, la società di gestione della Puskas Arena ha chiuso l’incidente con un contro e un pro. Il contro è che molti cittadini hanno trovato le scuse diramate via social sono davvero di pessimo gusto. Il pro è che il soundcheck è andato alla grande: l’impianto di amplificazione ha dimostrato di funzionare benissimo.
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