La Roma piega anche la Sampdoria e si porta a meno 5 dal quarto posto. Così mister Mourinho ha commentato il sedicesimo successo dei giallorossi in Serie A TIM.
È la partita che dà ancora più stabilità alla Roma dopo il Derby?
“È una partita difficile, è difficile giocare qui. Le squadre di Giampaolo sono sempre molto organizzate: non è mai facile. Però è vero che la cultura a Roma è che, se vinci il Derby vai in paradiso, e se lo perdi è un disastro totale. Siamo riusciti a mantenere i piedi per terra, consapevoli dell’importanza dei punti. È stata una partita veramente difficile e abbiamo ottenuto la cosa più importante: i tre punti.
Quanto al gol, secondo me, con un altro allenatore ora parlerebbero tutti di calcio fantastico e di organizzazione da dietro. Ma per come sono io, è difficile ammetterlo.
Nel secondo tempo, mi è piaciuto l’atteggiamento. Non mi è piaciuta un po’ non dico la mancanza di ambizione – abbiamo gestito molto bene – ma se avessimo fatto il secondo gol la partita sarebbe finita”.
Ieri in conferenza hai nominato Peppino: chi è?
“Non è nessuno. Ho fatto dei nomi. Era per dire che a Roma è difficile, perché invece di parlare del ragazzino Zalewski che sta giocando e che è arrivato in questo Club a 9 anni, o di Bove che sta giocando ed è arrivato qui che di anni ne aveva 10, si parla sempre di quello che è negativo, di chi non gioca… è dura”.
Oggi, e non solo oggi, Cristante è quello che più rapidamente riesce a cambiare il gioco e voi riuscite a sfruttare questi cambi di gioco con gli esterni, che creano tantissimi pericoli.
“Ti faccio ridere un po’. Quel giocatore è quello che la stampa di Roma sostiene che io non lo voglio, che non mi piace e che l’anno prossimo sarà in vendita”.
Anche Mkhitaryan ha un rinnovo da discutere: da che parte spinge Mourinho?
“Sta facendo una grande stagione. Io voglio Miki qui e lui vuole restare. Tiago Pinto e la proprietà vogliono che resti. Mino Raiola (il procuratore, ndr) è uno innamorato dei suoi calciatori. Se quindi Miki vuole rimanere, certamente Mino lo farà restare”.
Perché avete abbassato i ritmi? Perché inconsciamente i giocatori hanno pensato alla partita in Europa?
“No, non penso. Però, la realtà è che noi sappiamo come gioca la Samp ed era importante fare dei cambi di gioco, perché il loro rombo a centrocampo era molto chiuso e quando arrivi sul lato contrario di solito puoi trovare sempre un giocatore libero. Questo lo abbiamo fatto molto bene con Miki e con Cristante.
Non penso che la gente stesse pensando a giovedì. La realtà è che loro hanno cambiato sistema, hanno dato più ampiezza al gioco ed era difficile per Tammy pressare. Penso che la partita sia finita quando abbiamo messo gambe fresche: Shomurodov è entrato bene, mentre Abraham era in uno stato fisico e anche mentale stanco. Shomurodov ha iniziato a dare profondità e a creare più difficoltà.
Per 30, 35 minuti nel secondo tempo abbiamo giocato per controllare e per vincere, però senza quel fuoco necessario per chiudere la partita. Molto, molto bene i difensori centrali: hanno giocato con grande sicurezza.
Un buon arbitro, Manganiello ha diretto con sicurezza, senza grandi problemi. Mi auguro che la Samp finisca bene il campionato e di tornare il prossimo anno in questo stadio bellissimo, con gente che respira calcio”.
Cosa ha pensato dopo avere pescato di nuovo il Bodo?
“Il primo pensiero è stato che quando arrivi ai quarti di finale – e io per fortuna ci sono arrivato tante volte – tutte le squadre pensano di arrivare in fondo e devi rispettare il tuo avversario.
E noi abbiamo una doppia ragione per farlo: perché è una squadra giunta ai quarti e perché il Bodo ha fatto qualcosa di storico, positivamente per loro e negativamente per noi. E a Roma, senza la scusa di un campo sintetico e di un freddo da morire, ha pareggiato e ci ha messo in difficoltà. Sarà una partita difficile, dovremo dare tutto”.
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