Milano, 18 lug. (askanews) – L’ignoto è al centro della XXIII Triennale internazionale e nella mostra "Mondo Reale", presentata dalla Fondazione Cartier pour l’art contemporain, prende la forma di un viaggio, più estetico che concettuale, nell’ignoto della quotidianità. L’ignoto di ciò che ci è vicino.
"L’idea della mostra, e grazie all’allestimento di Formafantasma penso che si siamo riusciti – ha detto ad askanews il direttore artistico della Fondazione parigina, Hervé Chandès – è quella di mettere lo spettatore nella posizione degli artisti, ossia di essere messi di fronte a qualcosa che non sappiamo, che può disturbarci, qualcosa che non capiamo. E in qualche modo è la stessa posizione fisica del personaggio qui accanto, l’uomo sulla barca di Ron Mueck".
Non sappiamo dove l’imbarcazione stia dirigendosi, né le motivazioni che stanno dietro al viaggio, ma sappiamo che l’arte è uno degli strumenti più adatti per affrontare l’inatteso e il sorprendente. Che siano le formule lasciate sulle lavagne dei matematici, oppure il volto di David Lynch che interroga una scimmia sospettata di un crimine. O ancora la voce di Patti Smith che legge un testo scientifico, per poi scivolare nella poesia. Anche quella della nostra inafferrabile realtà.
"Io penso che sia anche una mostra sull’accoglienza – ha aggiunto il direttore – su come gli artisti accolgono chi arriva. E quindi è anche un’esperienza estetica".
La potenza della natura in un film di Artavazd Pelechian che diventa poesia visiva; il dialogo su Chernobyl di Paul Virilio e del premio Nobel Svetlana Aleksievic; l’orsacchiotto inquietante di Fabrice Hyber: "Mondo Reale" è una sorta di enciclopedia, articolata però senza una struttura ideologica, come se le singole voci fossero libere di essere disconnesse. Collegate però dalle bellissime didascalie delle opere.
"È vero – ha concluso Hervé Chandès – che qui abbiamo molta diversità e che molto ha a che fare con gli oggetti e questi rimandano al titolo della mostra, ‘Mondo reale’. Io credo che la cosa interessante dell’esposizione sia la varietà delle forme espressive, e quindi è una mostra sull’idea dell’arte e sugli artisti. Non vogliamo avere il controllo, vogliamo lasciare andare le cose, grazie alla forza degli stessi oggetti".
Questa mancanza di controllo è la cifra della stessa XXIII Triennale, la misura della profondità del ragionamento che si è provato a imbastire a Milano, dove lo sconosciuto diventa esperienza creativa e possibilità.
(Leonardo Merlini)
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