Città del Messico, 4 mag. (askanews) – Giustizia fatta dopo secoli di violenza e sopprusi, come annunciato due anni fa, il presidente messicano Andrés Manuel Lòpez Obrador si è scusato con il popolo Maya per gli abusi subiti in 500 anni di storia. Un gesto simbolico che nessun presidente messicano aveva mai fatto, con l’intenzione di rendere il 2021 "l’anno della riconciliazione".
Le scuse sono state presentate nel corso di un evento tenuto al Museo de la Guerra de Castas, nello Stato Quintana Roo della
penisola dello Yucatan, a cui ha partecipato anche il presidente
del Guatemala, Alejandro Giammattei.
"Siamo qui per un imperativo etico del governo, ma anche per nostra convinzione, offriamo le scuse più sincere al popolo Maya per i terribili abusi commessi da individui e da autorità nazionali e straniere durante i tre secoli di dominio coloniale e in due secoli di Messico indipendente", ha detto il presidente Obrador che nel suo intervento ha ricordato in particolare la Guerra delle caste, dal 1847 al 1901, quando il Messico era già indipendente, scatenata dalla rivolta dei Maya contro i discendenti europei che volevano privarli delle loro terre o tenerli in condizioni di schiavitù.
Tra gli ospiti d’onore all’evento c’era Ana Karen Dzib Poot, rappresentante Maya nello Yucatan. "Riconosciamo l’umiltà e la sincerità del suo governo, come atto sincero, in buona fede", ha detto, chiedendo però al presidente di impegnarsi, affinché le parole "diventino fatti concreti".