Milano, 9 mag. (askanews) – Un simposio a Milano per confrontarsi sul modo in cui il mondo della medicina sta cambiando all’insegna di una visione interdisciplinare, che unisce alla fisiopatologia strettamente biomedica e specializzata i percorsi e gli approcci terapeutici delle medicine tradizionali validati scientificamente.
"La medicina dei sistemi – ha detto ad askanews Jeanette Maier, professoressa di Patologia generale e Patologia clinica dell’Università degli Studi di Milano – è proprio un nuovo paradigma di approccio al sistema uomo, che per tanto tempo è stato analizzato nelle sue parti. Ora nessuno di noi rinnega quello che è stato fatto fino ai tempi recenti, ma quello che adesso sappiamo grazie ai miglioramenti tecnologici e ai modelli computazionali che abbiamo a disposizione è che tutte queste singole molecole, questi singoli pezzi, sono connessi tra loro. Quindi per considerare l’uomo non possiamo considerale la mano, o il cuore o il cervello: dobbiamo considerare tutto l’insieme, per le ripercussioni reciproche che esistono tra un sistema e l’altro".
Il convegno, intitolato "Medicina dei sistemi – Modelli di integrazione nella prassi clinica e nuove soluzioni terapeutiche", è stato aperto dal Rettore dell’Università degli Studi di Milano, Franzini, seguito dai saluti istituzionali del viceministro della salute Sileri e dell’assessore al welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti. L’evento ha visto la partecipazione di numerosi docenti, che hanno ragionato sull’importanza di un approccio a tutto tondo, anche a livello di applicazioni cliniche e approvato unanimemente una dichiarazione con i nuovi obiettivi della medicina.
"La cura funziona meglio, è molto più efficace – ci ha spiegato il professor Mario Clerici, docente di Immunologia dell’Università degli Studi di Milano – nell’attimo in cui abbiamo un approccio molto più olistico, molto più completo e torniamo a trattare il paziente non come un ammalato, ma come una persona che soffre".
E grazie alla medicina dei sistemi si punta a portare vantaggi anche in termini di politiche sanitarie. "L’applicazione della medicina dei sistemi – ha specificato la professoressa Maier – potrebbe cambiare radicalmente il mondo medico, perché è una medicina che tende alla personalizzazione: è una medicina di precisione. Vuol dire poter caratterizzare ogni singolo paziente, in modo tale da avere un profilo individuale sul quale poi agire in maniera mirata e specifica, non solo con la diagnosi, ma anche con i metodi terapeutici".
"Il raggiungimento della salute – ha aggiunto Clerici – dovrebbe essere più veloce e il trattamento potrebbe essere fatto in una serenità maggiore con conseguente minore stress sia a livello del paziente sia della famiglia e anche del Sistema Sanitario nazionale, che dopo il Covid vive in una situazione di pressione assoluta".
Il simposio milanese, inoltre, è stato supportato in modo non condizionante da Guna Spa, azienda farmaceutica specializzata nella Low Dose Medicine. "Questo – ha detto Alessandro Pizzoccaro, presidente di Guna Spa – è un evento estremamente importante perché riunisce ben 21 relatori, tutti docenti universitari, che si sono uniti per mettere in evidenza le caratteristiche di questo modello, di questo paradigma di medicina".
Un paradigma che in un certo senso vuole riportare la medicina alla sua dimensione umanistica, profondamente integrata nel discorso della scienza. E questo, per citare il rettore Franzini, è qualcosa che fa pensare alle dinamiche e alle strutture delle rivoluzioni scientifiche.