Roma, 21 set. (askanews) – I medici italiani sono nella stragrande maggioranza soddisfatti del proprio lavoro ma un parte di essi sente l esigenza di trovare attività collaterali e non solo per integrare lo stipendio rimanendo quindi nello stesso ambito professionale, ma anche per dare seguito a una passione, magari suonando in una band o cimentandosi nell attività di cuoco. E quanto rivela un indagine Univadis Medscape condotta online, su un campione di 2.470 medici. E se l’80% degli intervistati si sente soddisfatto del proprio ruolo primario di medico ed è felice della propria scelta lavorativa. Il restante 20% ha invece sentito l esigenza di trovare attività professionali collaterali .
Daniela Ovadia, Coordinatore Editoriale Univadis Medscape Italia e autrice del report: "La maggior parte dei medici italiani quando deve cercare una fonte integrativa di guadagno si dedica soprattutto ad attività vicine alla medicina quindi le attività principali che emergono sono quelle delle docenze, delle consulenze per le case farmaceutiche, dell’attività di tipo editoriale per le case farmaceutiche soprattutto, o come formatori, nella formazione medica continua. In Italia sono meno rispetto all’estero I medici che hanno attività integrative nell’ambito finanziario immobiliare. Negli altri Paesi europei e soprattutto negli Stati Uniti i medici dedicano una fetta importante del loro tempo a gestire un patrimonio a investirlo in borsa a gestire i propri mobili chiaramente i medici italiani sono dotati di meno possibilità Finanziarie di alcuni colleghi. E infine c’è una piccola percentuale che ha fatto dei propri hobby un’attività professionale si va dal canto ovviamente al suonare in una band al fare il cuoco persino una percentuale piccola ma interessante di medici che hanno trovato modo e tempo di fare di un hobby un’attività redditizia ".
Al di là della soddisfazione per la propria professione, i medici italiani sono meno portati a svolgere lavori collaterali rispetto ai propri colleghi in altri Paesi del mondo. In Europa, le percentuali di medici che svolgono attività integrative sono notevolmente più alte: nel Regno Unito è il 70%, in Germania il 42%, in Francia il 25%, e in Spagna il 24%.
"Abbiamo scelto la tematica dell’attività professionale integrativa – sottolinea Ovadia – perché appunto in alcuni Paesi è una parte importante del reddito dei medici mentre invece quello che emerge soprattutto in Italia anche in confronto ad altri paesi dove l’attività professionale è strettamente legata a un sistema sanitario nazionale le regole italiane probabilmente sono più restrittive o il lavoro dei medici nel servizio sanitario nazionale italiano è più impegnativo per cui il tempo rimasto ai medici italiani per coltivare altro e anche per guadagnare di più è veramente molto ridotto per cui l’attività di fatto integrativa principale rimane la visita privata con tutti i limiti che la legge impone Specie per i dipendenti del servizio sanitario nazionale ma anche per i medici di famiglia"
Le attività integrative occupano nell insieme un tempo molto ridotto se paragonato al tempo dedicato alla professione medica principale: chi svolge attività a tempo pieno dedica alla pratica clinica circa 144 ore al mese, mentre il numero di ore mensili dedicate ad attività collaterali è in media di 27 ore.
"Chiaramente – osserva la ricercatrice – c è l obiettivo finanziario di integrare le proprie entrate come medico, nell’attività clinica per la maggior parte di loro, ma c’è anche una quota di colleghi che sono interessati a coltivare altri altri ambiti professionali, a liberare la mente ad avere soddisfazioni anche di tipo professionale da attività di tipo artistico: questo secondo me è molto importante da sottolineare perché è probabilmente anche un antidoto al Burnout del lavoro del medico".