Roma, 11 mar. (askanews) – Mettere in condizione i medici di famiglia, anche da un punto di vista economico, di poter realizzare la vaccinazione di massa per i cittadini italiani. Riorganizzando a livello logistico e incrementando la quota per i medici di medicina generale. Lo chiede a gran voce Antonio Di Malta, Presidente del Co.S., il consorzio sanità che raccoglie 35 cooperative per un totale di 4mila medici, ma che si fa portavoce di 200 cooperative e 10mila medici.
"Per quanto riguarda il coinvolgimento dei medici di famiglia, parliamo di circa 44mila medici in Italia, è problematico, nel senso che si tende a ragionare con accordi nazionali che prevedevano solo l’intervento del medico di famiglia con il compenso di 6,16 euro, vecchia cifra stabilita nel 2005, dopo il quale non c’è stato nessun aggiornamento. Nel frattempo i costi nella gestione della logistica, personale, dpi, strumenti, software, è cresciuto in maniera significativa. Questo tipo di remunerazione è assolutamente fuori tempo dal nostro punto di vista anche perché a differenza dalle vaccinazioni anti-influenzali, il medico di famiglia non può essere coinvolto senza presidi e una logistica adeguata per l’accesso differenziati agli studi medici".
"L’adeguamento economico per poter mobilitare i medici di famiglia non è assolutamente adeguato. Questa non è la solita quesstione economica, perché non posso spendere 20 euro e incassarne 6".
Predisposti un Decalogo e un Manifesto con proposte per riorganizzare la medicina generale in Italia. Da qui l’appello del presidente Di Malta: "Forse bisognerebbe cominciare a ragione su come usare un po’ meglio i fondi del Recovery Fund per dotare la medicina generale di un organizzazione che sia fatta più per forme associative complesse, si chiamano Aggregazioni funzionali territoriali e raccolgono fino a 20 medici che assistono 30mila cittadini. Potrebbero avere presidi e una logistica adeguata con personale che aiuta il medico per la parte amministrativa della vaccinazione".
Questo il Decalogo del Medico di famiglia proposto da Co.S:
1. Rivestire un ruolo fondamentale nel sistema sanitario, responsabile, affidabile, competente, autorevole;
2. Sviluppare competenze di "care management" e "people management" per rispondere complessivamente alla nuova organizzazione dei servizi sul territorio;
3. Lavorare con il supporto di personale amministrativo e infermieristico;
4. Aggregarsi nelle forme associative già previste dall’Accordo Collettivo Nazionale del 2009 e dalla legge Balduzzi del 2012, e mai completamente e concretamente realizzate;
5. Agire all’interno di una forma associativa che opera secondo la logica "concentrazione dei fattori di produzione/capillarizzazione territoriale dei servizi";
6. Utilizzare strumenti tecnologici evoluti di Digital Health, connesso a reti informatiche efficienti e sicure;
7. Far uso in modo agevolato gli strumenti di Telemedicina e Telemonitoraggio;
8. Operare secondo una convenzione o un contratto tra stato e professionisti o stato e figure giuridiche;
9. Avere un ruolo attivo nei Dipartimenti di Cure Primarie e nei Dipartimenti di Sanità Pubblica per poter partecipare direttamente ai processi di riorganizzazione e gestione di nuovi servizi;
10. Vedersi riconoscere per l attività svolta un compenso allineato alla media europea che preveda compensi per il raggiungimento di obiettivi di salute ed un finanziamento per coprire i costi di produzione.
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