McArthurGlen e Naba, 20 look in nome della responsabilità sociale

di solobuonumore

McArthurGlen e Naba, 20 look in nome della responsabilità sociale

Roma, 9 dic. (askanews) – Si può coniugare la passione per la moda e la creatività con il consumo consapevole e la responsabilità sociale? McArthurGlen Group e Naba, Nuova Accademia di Belle Arti, ne sono convinti, ed hanno realizzato insieme un progetto di upcycling per dare una seconda vita ad abiti e accessori, che è stato presentato a Castel Romano Designer Outlet. Dopo aver lanciato con successo "Recycle Your Fashion", dai capi smessi dai consumatori raccolti nei centri McArthurGlen sono nate due Capsule collection, composte da 10 total look ciascuna, realizzate dagli studenti del Biennio Specialistico in Fashion and Textile Design del campus di Milano e del Triennio in Fashion Design della sede Naba di Roma. Donatella Doppio, Regional Director Italy McArthurGlen, spiega:

"La sostenibilità per il gruppo McArthurGlen è una priorità strategica, quindi cerchiamo quanto più possibile di limitare l’impatto ambientale delle nostre attività. La sostenibilità per noi va di pari passo con la responsabilità sociale, quindi tutto quello che riguarda la nostra comunità dal punto di vista economico e sociale, ambientale, ma con una particolare attenzione a quello che è l’accesso all’istruzione. Ed è proprio per quanto riguarda questo tema che abbiamo sviluppato questa iniziativa con Naba.

Gli abiti delle due Capsule collection saranno in vendita fino al 19 dicembre nei McArthurGlen di Serravalle e Castel Romano, in pop up store a cura degli studenti dell’Accademia. Luca Belotti, course leader fashion and textile design di Naba, racconta:

"Il prodotto vero, il pezzo vero, è quello che ha ispirato i nostri studenti, a creare una collezione che non parla solo di sostenibilità, ma parla di valori legati alla responsabilità e alla consapevolezza. Da questo lavoro nasce una capsule collection che trova in questo filo rosso che vediamo un po’ su tutti i pezzi, il fil Rouge, appunto, il valore che connette tutta la visione dell’intera collezione".

L’attrice Valentina Melis, che ha indossato i capi delle collezioni, a proposito di quest’iniziativa ha detto:

"Non si riutilizza l’abito, preso e lo rimetto uguale identico, ma si costruisce un nuovo capo di abbigliamento. Per esempio qui, io sono andata a sbirciare un po’ la capsule collection, e ho notato che ci sono dei piumini che per esempio sono stati riutilizzati come gonne, dei jeans patchwork, quindi ripresi diversi jeans e ricostruiti. Questa camicia che indosso io è emblematica, perché loro in questa capsule collection hanno messo tantissimo rosso, che sarebbe la ferita che noi ogni giorno diamo al pianeta".

L’industria tessile produce 1.2 miliardi di tonnellate di CO2 e 2 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, ma allo stesso tempo, il 95% degli abiti può essere riciclato. Il professor Mario Tozzi, Primo Ricercatore del Cnr e divulgatore scientifico, spiega cosa può fare ognuno di noi ogni giorno.

"Già la moda ti porta ad abbandonare l’anno successivo quello che hai messo l’anno prima, e questo è il meccanismo che sta alla base dell’obsolescenza percepita, tu pensi che non è più di moda e lo metti via. Almeno puoi recuperarne da un lato i materiali, dove fosse possibile i mono materiali, sono pochi per la verità, dall’altra puoi trasformarlo".

In questo senso l’outlet, secondo Tozzi, può avere un ruolo importante.

"Può assolvere alla funzione di collettore, cioè fare in modo che questo materiale venga recuperato e indirizzato bene, magari con l’esempio di quello che diventerà: ti invoglia. Poi se ti invoglia da un punto di vista anche un po’ di incentivo, ‘ se fai questo puoi avere un piccolo sconto, beh, questo forse porterà ad aprire un piccolo circolo virtuoso che può diventare anche più grande".

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