Matteo Martari: in “Cuori” raccontiamo il cuore a 360 gradi

di solobuonumore

Matteo Martari: in “Cuori” raccontiamo il cuore a 360 gradi

Roma, 15 ott. (askanews) – Dal 17 ottobre in prima serata su Rai1, "Cuori", di Riccardo Donna, medical drama ambientato negli anni ’60 e in cui le questioni mediche si intrecciano con i sentimenti. Una serie che vuole raccontare i pionieri della cardiochirurgia, e l’importante ruolo svolto dall’Italia con le "Molinette" di

Torino.

In "Cuori", Daniele Pecci è il primario di cardiochirurgia e vuole guidare l’équipe che realizzerà il primo trapianto di cuore della storia. Ha scelto quindi di farsi affiancare dai migliori: il brillante Matteo Martari, il suo pupillo, e di richiamare dall’America Pilar Fogliati, nonostante le resistenze di un ambiente maschilista, e ignaro che tra i due c’è un passato difficile da superare.

Un medical molto diverso da quelli a cui siamo abituati, spiega Matteo Martari. Intanto per l’essere ambientato nel ’67.

"In più nel nostro c è la possibilità di entrare in forte empatia con i personaggi, raccontiamo tutti gli aspetti del cuore, non solo inteso come muscolo ma nel senso del cuore inteso come organo che ci consente tutto sommato di fare grandi sorrisi ma anche grandi pianti".

Per la serie è stato fatto un grande lavoro di ricostruzione di ambientazioni, strumenti, e un’equipe medica ha sempre affiancato la produzione.

"Personalmente il lavoro che ho fatto da solo è stato uno studio su quelli che erano i modi negli anni ’60, avevano un altro modo di esprimersi, un lessico diverso, un dizionario in parte che si è perduto e una forma di stare anche che si è perduta".

E sulla sua esperienza da cardiochirurgo nella finzione Martari racconta: "Credo sia un lavoro delicatissimo, non potrei non generare empatia con i pazienti, starei peggio di loro, sarebbe una rovina per me". "Mi ha catturato il distacco che riescono a tenere, sennò in un certo senso non sarebbero lucidi, perché chiaramente se ci metti le emozioni dentro perdi di lucidità".

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