Si chiama "V" il nuovo album di Mannarino, che prosegue nel suo percorso di contaminazione e sperimentazione e questa volta spinge ancora di più sul pedale brasiliano e africano, contaminando e abbattendo le barriere linguistiche e sonore, come spiega anche a Fanpage.it: "In passato sono partito dal folk e sono andato indietro, in questo sono ritornato alle radici e sono andato ancora più indietro. Il discorso era quello di mettere in pratica tutto questo nella scrittura del disco e di non usare una forma razionale e occidentale in qualche modo, qualcosa di culturale legata al Logos, alla ragione, perché il disco era questo: l’irrazionalità, la figura della donna e la natura".
Facendosi aiutare da produttori internazionali come Joey Waronker (Beck, REM, Atoms for Peace) e Camilo Lara (Mexican Institute of Sound) oltre che da Tony Canto e Iacopo Brail Sinigaglia, Mannarino pubblica un album ricco di suoni, ma soprattutto di significato, cercando di tornare alle origini, a un suono ancestrale che si materializza, per esempio, nell’uso delle percussioni, ma anche in un cantato che a colte avanza per unione di immagini. C’è l’idea di andare oltre le sovrastrutture di senso e linguaggio, cercando quello che definisce un ritorno alle origini e le origini sono l’Africa: "Volevo scardinare un po’ la forma canzone, trasporre queste idee nella pratica, nella prassi tecnica di affrontare la canzone nel momento diverso. Voglio parlare dell’irrazionalità, della fantasia, della tribalità, ma io devo essere il primo indigeno. Ho fatto quindi una ricerca dentro di me, anche per perdermi".
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