Roma, 17 feb. (askanews) – Ugo Intini, giornalista e storico esponente del Partito Socialista Italiano, era portavoce del Psi quando, nel 1992, sul sistema politico di allora si abbatté il ciclone Mani Pulite. Askanews l’ha intervistato in occasione del trentennale dell’inchiesta, chiedendogli il suo giudizio sui fatti di quegli anni.
"A trent’anni di distanza definirei queste inchieste esattamente come le ho definite allora: allora io scrissi due articoli sull’Avanti ‘a futura memoria’, perché capivo che la partita era persa. Il primo si intitolava ‘Golpismo strisciante’", nel senso che "che veniva da lontano". Il professor Francis Fukuyama aveva appena scritto il libro ‘La fine della storia’ e spiegava che, finito il comunismo, era finita la storia e quindi a maggior ragione erano finiti la politica e i partiti. In Italia si è cavalcata l’inchiesta di Mani Pulite, come in tutto il mondo, da parte del potere economico-finanziario che non voleva più dei vincoli politici alla sua onnipotenza e poi in Italia l’hanno cavalcata anche gli ex comunisti, gli ex fascisti e i leghisti. Io concludevo quell’articolo dicendo se il golpismo strisciante vincerà avremo, come" l’economista "Lesther Thurow prevede quando dei partiti democratici sono cancellati, tre grandi mali: localismo, lobbismo e corporativismo. Beh, guardiamoci intorno e" vedremo che "questi sono" sono i mali di oggi".
"Scrissi poi un secondo articolo che si intitolava ‘Un ’68 alla rovescia’, sostenendo che c’era sì una spinta rivoluzionaria nella società italiana, nell’opinione pubblica, ma di segno opposto a quella del 1968: nel ’68 il segno era la iperpolitica, nel ’92 era l’antipolitica. Nel ’68 era il solidarismo, il comunismo, nel 1992 era l’individualismo".
"L’inchiesta e il clima del 1992 hanno avuto l’aspetto positivo di sottolineare che, finita la ‘terza guerra mondiale’, il sistema politico italiano e i partiti che si erano strutturati in funzione di quella guerra mondiale dovevano cambiare, dovevano i partiti fare meno ma meglio, essere più trasparenti, e purtroppo si è scelto, per ottenere questo risultato, non una via riformista e cioè il cambiamento graduale dei partiti in meglio, ma una via rivoluzionaria, cioè la cancellazione dei partiti".
"Si è distrutta la prima Repubblica senza sapere come costruire la seconda, e difatti ci troviamo in un vuoto politico che continua tuttora. La magistratura ha assunto un potere incontrollato e totale e oggi è sotto gli occhi di tutti la situazione. Infine, forse la cosa più importante, certamente non deriva solo dalla politica, le ragioni sono tante, sono complesse, ma insomma la verità va detta: nel ’92 il Pil dell’Italia grosso modo era simile a quello della Francia o della Gran Bretagna, oggi è ridotto del 30% rispetto alla Francia o alla Gran Bretagna, abbiamo perso, nel ‘trentennio perduto’ come io lo chiamo, un terzo del terreno".
"Se potessi tornare indietro forse dovrei essere meno intimidito, più coraggioso. A quel tempo tutti i dirigenti politici furono troppo timidi. Cito un solo caso: Mani Pulite mandò la Guardia di Finanza in parlamento a sequestrare i bilanci dei partiti, una chiara intimidazione perché poteva chiederli. Beh, nessuno e neppure io osò dire una parola".