Categorie: Cronaca

Madre Teresa, santa o impostore? Giornalisti e studiosi la accusano

Da oggi, madre Teresa diviene nota in tutto il mondo come “Santa Teresa di Calcutta”, in seguito alla solenne canonizzazione voluta decisa da papa Francesco.

Nelle ore in cui milioni di cattolici festeggiano l’avvenimento in tutto il mondo, si rinfocolano le polemiche di quanti pensano che la piccola suorina albanese Agnes Gonxha, il cui volto oggi è famoso pressochè ovunque grazie alle opere di carità delle religiose del suo ordine, sia stata tutt’altro che una santa.


Il primo a mettere in dubbio la fama di madre Teresa, mentre la religiosa era ancora in vita, fu un giornalista e scrittore britannico Christopher Hitchens, che si definiva ateo ed ostile alla religiose, il quale, nel 1993, mandò alle stampe il libro “La posizione del missionario. Teoria e pratica di Madre Teresa”. Il titolo aveva una chiara allusione sessuale, che venne ritenuta fortemente offensiva in ambito cattolico. Hitchens chiarì che l’altro titolo a cui aveva pensato, “La vacca sacra” fosse pure peggio. L’anno successivo, la televisione inglese Channel 4 produsse un documentario basandosi sul libro di Hitchens, intitolato “L’angelo dell’inferno”.
Secondo Hitchens, madre Teresa non era altro che un prodotto mediatico, frutto della “supina accondiscendenza, da parte della Chiesa cattolica, “alle forze dello show-business, della superstizione e del populismo”. Hitchens accusava la religiosa di “non essere un’amica dei poveri, ma un’amica della povertà. Diceva che la sofferenza è un dono di Dio. Ha speso la sua vita opponendosi alle sole cure conosciute per la povertà: il dare maggior potere alle donne e la loro emancipazione rispetto ad una riproduzione compulsiva”. Hitchens dava la colpa a madre Teresa di essere amica “di alcuni tra i peggiori ricchi” che le offrivano denaro rubato ai poveri: tra di essi, la stirpe dei dittatori haitiani, i Duvalier e Charles Keating, noto per le sue operazioni finanziarie più che spregiudicate.”

Hitchens insisteva spiegando che le sue case di accoglienza non erano altro che dei ghetti (oggi esistono cinquecento conventi in oltre cento Paesi del mondo in cui operano le “Missionarie della carità” e che il suo ordine aveva sempre rifiutato di sottoporsi a delle indagini indipendenti. Inoltre, secondo Hitchens, in questi centri le persone non venivano curate adeguatamente, mentre quando Madre Teresa stette male fu ricoverata in una clinica all’avanguardia negli Stati Uniti. Altri critici hanno notato che le sue, più che case di accoglienza, erano “case della morte”, con un tasso di decessi altissimo.

Alcuni anni anno dopo il libro di Hitchens, nel 2013, furono alcuni ricercatori delle università canadesi di Montreal e Ottawa ad investigare su alcune fonti relative a madre Teresa, che fu accusata “per il suo piuttosto dubbio modo di occuparsi dei malati, i suoi non appropriati contatti politici, i suoi collaboratori che destavano sospetti e l’enorme somma di denaro che ricevette in vita, oltre le sue visioni dogmatiche riguardanti aborto, contraccezione e divorzio. Secondo i ricercatori canadesi, “Madre Teresa fu generosa con le sue preghiere, ma piuttosto misera con i milioni della sua fondazione quando si trattava di avere a che fare con le sofferenze dell’umanità. Quando numerose inondazioni o l’esplosione della centrale di pesticidi di Bhopal colpirono l’India, le offrì preghiere e medaglie della Vergine Maria, ma non aiuti, diretti o monetari.” La domanda, nella loro ricerca, nacque spontanea: “Data la gestione parsimoniosa da parte di Madre Teresa, dove sono finiti i milioni di dollari dei più poveri?”

Nel marzo scorso, una risposta alle critiche è stata pubblicata sul suo blog dal giornalista cattolico Maurizio Blondet, secondo il quale “Madre Teresa non curava i malati, non fondò ospedali e non era quella la sua intenzione; all’inizio, dedita ai “più poveri fra i poveri”, ne trovava fra la spazzatura di Calcutta, deformi, divorati dagli insetti, dementi, affamati e morenti abbandonati – e li portava in un locale nell’angolo del tempio di Kalì. Li lavava, li nutriva e li faceva sentire amati, vegliava la loro agonia accarezzandoli. Quelli di Montreal dicono che “medici hanno criticato la mancanza d’igiene, il cibo scarso, l’assenza di analgesici”, dicono che ci godeva a vederli soffrire. Migliaia di volontari, studenti, turisti, stranieri, hanno trovato un’altra verità: han toccato Cristo crocifisso.”

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