Ma cosa si intende con “vittimizzazione secondaria”?

di solobuonumore

Ma cosa si intende con “vittimizzazione secondaria”?

“Vittimizzazione secondaria” – vi dice niente?
Questa espressione è stata usata da Elly Schlein per criticare la dichiarazione di Ignazio La Russa in difesa del figlio, Leonardo Apache, denunciato da una ragazza per violenza sessuale.
In particolare La Russa ha detto che alcuni aspetta della vicenda lasciano, testuale, “molti dubbi” – come, ad esempio, il fatto che la ragazza abbia denunciato dopo 40 giorni – anche se, ricordiamolo, in Italia si ha tempo fino a 12 mesi per denunciare uno stupro. O il fatto che la ragazza avesse consumato cocaina.
Ha poi aggiunto, di fronte alla polemica che le sue parole hanno scatenato, di essere stato frainteso e di non aver voluto accusare la ragazza.
A tutto ciò Schlein ha risposto: "Il presidente del Senato non può fare vittimizzazione secondaria. È per questo tipo di parole che tante donne non denunciano per paura di non essere credute”.
Ma cosa si intende con vittimizzazione secondaria?
È quando una vittima di un crimine (presunta o accertata) viene colpevolizzata. Quei commenti del tipo: “Se l’è cercata”, “Non si è difesa”, “Non ha detto di no”, “Era ubriaca”, che sentiamo così spesso soprattutto quando ci sono casi di violenza sessuale, e che mirano a minimizzare il reato, facendone ricadere la colpa sulla vittima, biasimandola per quello che le è accaduto.
Si chiama “secondaria” perché la vittima, uomo o donna che sia, vive un’ulteriore sofferenza, un ulteriore oltraggio, da parte della società che dovrebbe invece accogliere la denuncia senza pregiudizi né minimizzazioni, lasciando che le indagini facciano il loro corso.
La troviamo definita in un raccomandazione del 2006 del Consiglio d’Europa: “vittimizzazione secondaria significa vittimizzazione che non si verifica come diretta conseguenza dell’atto criminale, ma attraverso la risposta di istituzioni e individui alla vittima”.
A perpetuarla infatti possono essere tanto le istituzioni, dal sistema giudiziario alle cariche di Stato; quanto i media e i singoli individui, attraverso anche dei post sui social.
La nomina anche la convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013 e introdotta per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e la violenza domestica.
Nell’articolo 15 viene sancito l’impegno da parte dei Paesi firmatari di formare figure professionali che si occupano, tra le altre questioni in materia, anche di vittimizzazione secondaria.
Ma perché avviene la vittimizzazione secondaria? Perché, a priori, colpevolizzare la vittima?
Secondo i dati pubblicati di recente dal ministero dell’interno, nel 2022 l’incidenza femminile è altissima in crimini come lo stalking, col 74%, i maltrattamenti contro familiari e conviventi, con l’81% e la violenza sessuale, con 91% – quindi su 10 denunce di violenza sessuale, 9 sono presentate da donne.
Questi dati attestano l’esistenza in Italia della violenza di genere, un problema sociale e culturale che, come dichiara la convenzione di Istanbul “è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne”.
E bisogna anche tener conto di una cosa: i numeri che vi ho dato sono altissimi, sì, ma riguardano solo le denunce. Moltissime donne in Italia non denunciano perché hanno paura delle ripercussioni, di venire colpevolizzate invece che difese.
Perché?
Ecco, qui si torna al discorso della vittimizzazione secondaria. Perché la risposta della società a una denuncia di violenza o abuso è spesso discriminatoria e umiliante.
La conseguenza della vittimizzazione secondaria quindi sono sia psicologiche, subite dalla persona, uomo o donna, che denuncia – sia sociali, perché alimentano il pregiudizio e, soprattutto, scoraggiano coloro che magari vorrebbero trovare la forza per sporgere denuncia, ma sono disincentivate da un sistema che, a prescindere dalle indagini, le mette in dubbio, svalutando la loro condizione.

www.solobuonumore.it
solobuonumore.it@gmail.com

facebook instagram twitter telegram

© Solobunumore copy left