Quando scrive le sue «ultime volontà da rispettare», con una grafia sottile e inclinata verso destra, Luigi Pirandello procede per sottrazione. Come il conterraneo Giovanni Verga, anche il grande drammaturgo siciliano, premio Nobel per la Letteratura nel 1934, spende poche parole. Pirandello chiede silenzio, solitudine, semplicità. Non desidera essere celebrato né ricordato. Domanda, però, preghiere, agli amici e ai nemici, pur essendo stato sempre critico nei confronti della Chiesa. In realtà, si tratta di preghiere laiche, di una umanissima richiesta di consolazione e di conforto per il viaggio finale. Un secolo prima di Pirandello, un altro celebre uomo di lettere, il poeta dialettale romano Giuseppe Gioacchino Belli, era stato più previdente: neanche lui aveva nominato un esecutore testamentario, in compenso però, oltre a stabilire minuziosamente lasciti e beneficenze, aveva indicato ben dieci tutori legali che potessero prendersi cura del figlio, allora tredicenne. Qualcosa di simile farà Lina Cavalieri, l’attrice di inizio ’900 definita «la donna più bella del mondo», che lascerà tutto al figlio unico Alessandro. Il ragazzo avrà un solo obbligo: «Versare alla Reale Accademia di Santa Cecilia in Roma lire centomila per la istituzione di una borsa di studio di canto per una giovinetta bisognosa della provincia di Roma». La stessa attenzione per i meno fortunati che ebbe un altro grande artista italiano: Giuseppe Verdi. Quattro storie che evidenziano l’importanza di una figura come quella dell’esecutore testamentario.
Con le voci di Paolo Di Stefano, Enrico Girardi e del presidente dei notai italiani Giulio Biino.
«L’ultima volontà» è un podcast realizzato dal Corriere della Sera in collaborazione con il Consiglio nazionale del notariato. Esce ogni venerdì. Ascoltalo su Corriere: https://www.corriere.it/podcast/l-ultima-volonta-testamenti-italiani/