Il sorprendente incontro tra il leader della Repubblica turca e quello ucraino Zelensky. L’influenza di Ankara come mediatrice di pace, anche con la Russia. La metamorfosi del capo dello Stato
Non so se posso considerarlo un privilegio o un limite. Di sicuro, in Italia, sono probabilmente l’unico che ha avuto la possibilità di conoscere da almeno quattro decenni i mille volti del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Ho creduto nella sua volontà riformatrice quando era sindaco di Istanbul, abile nel dribblare le trappole, essendo anche stato un valente calciatore. L’ho apprezzato come primo ministro, attento e rispettoso di tutte le componenti della complessa Repubblica turca. Ma ecco la prima dolorosa sorpresa: la sua furia scomposta nei confronti del PKK, l’organizzazione che Erdogan accusava di essere soltanto una masnada di terroristi. Menzogna evidente anche per me, che avevo incontrato e frequentato il capo del PKK, Abdullah Ocalan. Grintoso senza dubbio, ma anche costretto alla prigione. Un giorno, durante una conferenza-stampa, il primo ministro turco mi fece infuriare. Disse: "Dovete assolutamente scrivere che il PKK è una banda di terroristi!". Mi alzai in piedi, accesi una sigaretta (allora fumavo) e risposi ad alta voce: "Non accetto imposizioni o ordini di tradire la verità dal direttore del mio giornale, il Corriere della Sera. Si figuri se accetto ordini ridicoli da lei, signor primo ministro Erdogan". I miei colleghi applaudirono. Il premier, alla fine della sua scomposta reazione, mi chiamò, mi chiese scusa, e poi aggiunse sottovoce un consiglio quasi paterno: quasi paterno, perché Erdogan è più giovane di me. Mi confidò, quasi sussurrando: "la invito a smettere di fumare. Fa male alla salute". Devo ammettere che poco tempo dopo decisi, in verità senza troppa fatica, di accettare il consiglio del premier. Con il passare degli anni, Erdogan, diventato capo dello Stato, invece di placare i suoi istinti peggiori, li ha accentuati dando spazio ai suoi desideri di vendetta nei confronti degli oppositori. Proprio in questi giorni però il presidente sta dando prova di preziosi aggiustamenti caratteriali. La Turchia è un Paese islamico prezioso per tutti gli equilibri regionali. In Africa, che ha una popolazione gigantesca affamata di cibo, pace e diritti, Erdogan sa di contendere nel grande continente l’influenza alla potentissima Cina e alla Francia, per ciò che resta del suo impero coloniale. Non solo. La Turchia ha il prestigio per poter influenzare anche la Russia di Putin, soprattutto in cerca di una pace solida ed equilibrata. Ma la grandissima novità per il Vicino Oriente è il clamoroso incontro con il presidente ucraino Zelensky, al quale Erdogan ha promesso che la Repubblica aggredita dalla Russia merita "di entrare nella Nato". Ankara ha sempre difeso il diritto dell’Ucraina alla propria libertà, alla… ( Antonio Ferrari / CorriereTv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/esteri/vicino-oriente/ultima-clamorosa-svolta-presidente-erdogan/007fbf70-1e6f-11ee-9790-534f50182f9e
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