Roma, 1 giu. (askanews) – Se c’è un settore che la pandemia ha dimostrato essere strategico, questo è quello del digitale. La trasformazione in atto è sotto gli occhi di tutti ma impone anche un balzo in avanti sul fronte delle competenze, perchè domanda e offerta di nuovi lavori devono incontrarsi. Di questo si è discusso alla Luiss Business School nel corso dell’evento "Le sfide delle telco per l’Italia del futuro: dalla formazione dei giovani al fondo bilaterale di settore", in collaborazione con Asstel-Assotelecomunicazioni. L’incontro che ha visto la partecipazione del sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon e della ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, è stato aperto dal presidente della Luiss Business School, Luigi Abete, che proprio parlando del fondo bilaterale di settore ha posto l’accento sull’importanza della concertazione per arrivare a dei risultati solidi nel tempo come avvenuto per il settore tlc.
Asstel, rappresentata dal presidente Massimo Sarmi e dalla direttrice Laura Di Raimondo ha sottolineato la necessità di accompagnare questo processo cha da qui al 2025 richiederà oltre un miliardo di euro per formare ed effettuare il ricambio generazionale dei 130mila dipendenti del settore delle telecomunicazioni. Da qui la creazione un fondo di solidarietà bilaterale, previsto dal rinnovo contrattuale del novembre dello scorso anno, con l obiettivo di gestire efficacemente le sfide che interessano la filiera come ha sottolineato Sarmi.
"Un fondo che a mio avviso meriterebbe una attenzione più ampia per venire incontro a questa esigenza di nuova formazione per persone che lavorano o hanno lavorato su tecnologie obsolete e ricambio con immissione di giovani. Sono certo che con l’occasione del Pnrr e soprattutto con quella fase che chiamiamo l’execution, certi ambiti di sempificazioni dei tempi di risposta, si stiano svolgendo con concretezza".
Per Paolo Boccardelli, direttore Luiss Business School, un aspetto non secondario è legato al differente mindset in cui le aziende di tlc si trovano e si troveranno sempre si più ad operare. "La rivoluzione digitale già precedente al Covid e a maggior ragione adesso dopo il manifestarsi di questa crisi ha accelerato in maniera incredibile la necessità di trasformare le competenze nei sistemi produttivi in tutti i settori. Nel settore Telco si assiste a una rivoluzione incredibile in questo momento sia sotto il profilo della necessità di investire in infrastrutture sia sotto il profilo della capacità di arrivare a essere partener della digitalizzazione del paese allora gliu operatori devono passare dall’essere gestori di infrastrutture a gestori di processi di trasformazione digitale nelle imprese. In questo contesto consentire l’ingresso di giovani talenti. Tipicamente si passa da processi governati da aziende chiuse e strutturate a processi che entrano nel mondo dell’open innovation".
Per questo secondo i rappresentanti delle re maggiori associazioni sindacali di categoria, Riccardo Saccone di Slc Cgil, Vito Vitale Fistel-Cisl e Salvo Ugliarolo Uilcom Uil, il fondo bilaterale, che va implementato, è necessario per non fare del gap di aggiornamento un deficit professionale.
A chiudere i lavori Giovanni Lo Storto, direttore generale Luiss Guido Carli per cui la formazione in un mondo in costante trasformazione diventa una conditio sine qua non in cui gioca un ruolo centrale l’orientamento. Qual è il ruolo delle università e della formazione. Lo hanno detto tutti. Il ruolo è centrale perchè il problema del nostro paese è esattamente questo noi abbiamo il 27% di laureati nella fascia 25-34 anni. Come possiamo pensare di sottolineare la nostra rilevanza se non formandoci e rimanedo indietro con la formazione laddove la media europea è del 40% e l’obiettivo avrebbe dovito essere di raggiungere entro il 2020 il 40% 7,38.