L’essenza di Venezia in un hotel: il progetto del Ca’ di Dio

di solobuonumore

L’essenza di Venezia in un hotel: il progetto del Ca’ di Dio

Venezia, 14 lug. (askanews) – Un nuovo hotel a cinque stelle affacciato sulla Laguna di Venezia come simbolo della ripartenza del turismo, nella città forse più famosa al mondo. Alpitour, nonostante i mesi difficili della pandemia, ha continuato a investire sul progetto del Ca’ di Dio, albergo che farà parte della collezione "V Retreats" di VOIhotels, il brand di lusso del gruppo. A curare il progetto di ristrutturazione di una dimora storica di prim’ordine, l’architetto e designer Patricia Urquiola.

"Il punto iniziale della progettazione – ha detto ad askanews – è stato quello di unire e fare convergere le due anime di Ca’ di Dio: da una parte il rigore della struttura iniziale, che è richiesto esplicitamente a Jacopo Sansovino nella progettazione dell’intervento cinquecentesco. E dall’altro la raffinatezza di una casa veneziana, con l’attenzione al dettaglio che richiede un hotel a cinque stelle".

Proprio l’idea di ricostruire una dimora veneziana è uno dei cardini dell’intero progetto. E farlo sulla Riva degli Schiavoni, ma in una posizione più elegantemente distante da Piazza San Marco, assume un senso particolare, anche alla luce dell’idea di lusso che si vuole veicolare. Ne abbiamo parlato con Christophe Mercier, direttore del Ca’ di Dio, a cui sta particolarmente cara l’idea di un’essenza di venezianità.

"Non vorrei più usare la parola luxury – ci ha spiegato – che vuoi dire tutto e niente. Invece l’iper-personalizzazione è secondo me quello che vogliono oggi i nostri ospiti. Se riusciamo a portare l’iper-personalizzazione all’interno di Venezia e l’idea di ‘Venessentia’ diventa il motore del rilancio del turismo in città, posso dire solo grazie".

"Mi piace che l’hotel sia un po’ lontano dai flussi turistici più tradizionali e caotici – ha aggiunto Urquiola – e mi piace che si trovi nella zona dell’Arsenale, un luogo legato ai percorsi dell’arte e dell’architettura, delle Biennali e delle mostre del Cinema".

L’hotel, di cui abbiamo visitato il cantiere, prevede 66 tra camere, di cui ben 57 sono junior suite, due ristoranti, una spa, due altane e due giardini privati, anche questi ultimi profondamente legati alle case veneziane tradizionali. Le cui atmosfere vengono ricreate pure ricorrendo ai materiali e agli artigiani locali.

"Una squadra di artigiani incredibili – ha detto Mercier – ha saputo creare una visione molto particolare. Dal terrazzo veneziano alla scelta molto particolare di tutti i marmi, dal lavoro sull’intonaco, con il rifacimento di tutta la facciata, fino all’altana: questo è stato veramente cruciale. Dopodiché, naturalmente, si deve riportare questa sensazione di una casa veneziana: Ca’ di Dio è una casa veneziana".

E tra i materiali non poteva mancare il vetro di Murano, prodotto dai maestri vetrai nella storica LP Glass Factory di Giancarlo Signoretto, per il vasellame, ma anche per i complementi d’arredo e per uno dei pezzi forti dell’hotel.

"Al centro della stanza – ha concluso Patricia Urquiola – abbiamo voluto un lampadario contemporaneo che nasce un po’ da un incrocio tra tre tipologie di vetro di Murano che galleggiano nello spazio. Abbiamo bisogno di captare con la nostra sensibilità cose delle quali magari non ci rendiamo neanche conto".

Come per esempio l’emozione di sentirsi parte della città attraverso uno scorcio dell’isola di San Giorgio visto dalla finestra della propria camera. Per sentire, anche mentre si dorme, l’aura di Venezia intorno a noi, quasi come una sorta di abbraccio.

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