Il 16 agosto 1999, Isabella Guarino ha aperto la porta della sua casa di Lido di Noto a due carabinieri. Erano arrivati per comunicarle che suo figlio Emanuele Scieri, il giorno del suo arrivo alla caserma Gamerra di Pisa per il servizio militare di leva nei parà, era morto. Forse si era suicidato, le avevano detto.
Il cadavere era rimasto sotto il sole agostano per tre giorni, prima che lo trovassero. Sono passati 24 anni e pochi giorni fa è stata emessa la prima sentenza di colpevolezza a carico di due ex caporali in servizio alla Gamerra. L’accusa era di omicidio volontario.
La madre di Scieri racconta a Fanpage.it il percorso per arrivare alla condanna e il dolore per una battaglia che non è ancora finita.
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