Nella Lega continua la frattura interna tra l’ala moderata e quella più estrema, legata al sostegno al governo Draghi, in particolar modo per quanto riguarda le misure contro il Covid. Ultimo episodio in ordine di tempo, l’assenza (in gran parte ingiustificata) di circa metà dei deputati leghisti alla Camera, in occasione del voto finale sul decreto che estende il Green Pass al personale scolastico. "È normale che in un grande partito ci siano posizioni diverse", prova a ridimensionare l’accaduto il sottosegretario all’Agricoltura Gian Marco Centinaio, uno dei big del Carroccio ed esponente della parte più governista del partito. Poi, però, Centinaio precisa: "Sbaglia chi, anche dai banchi della Lega, parla di dittatura sanitaria. Ben venga il Green Pass se serve per tenere aperto il Paese e incentivare le persone a vaccinarsi". E allora, Centinaio avverte i dissidenti: "Se si vuole stare all’interno della Lega ci si adegua a quello che ha deciso il segretario. Altrimenti, nessun medico ha prescritto una ricetta per obbligare a rimanere dentro al partito". Il problema è che lo stesso segretario Salvini sembra subire più che sostenere la linea, imposta dal fronte dei governatori leghisti, con il sostegno di Giorgetti e gli altri membri del governo. "Io non vedo Salvini in minoranza – ribatte Centinaio -, a me sembra che si confronti con le varie anime del movimento e poi decida". Eppure, nelle chat interne al partito, svelate da "La Repubblica", si è fatto spazio anche lo spettro di una scissione interna. Il sottosegretario del Carroccio non nega del tutto questo scenario: "Io sono nel partito dal 1990 e ho visto di tutto. La Lega è la Lega, chi ci vuol stare ci sta". La soluzione potrebbe essere un congresso per confrontare le diverse posizioni? "Senza il Covid, il congresso si sarebbe già fatto – spiega Centinaio -. Lo faremo, lo statuto però descrive un percorso preciso. Chi dice altro o non è della Lega o è in malafede".
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