"In Italia la donna in fornace non è facilmente accettata. Questo è un mestiere difficile, conta anche la forza, ma è giusto dare la possibilità a tutti".
La storia di Chiara Lee Taiariol e della sua fornace El Cocal, il gabbiano in veneziano, racconta allo stesso tempo il coraggio di aprire un’attività nell’anno della pandemia e la voglia di andare oltre gli ostacoli che la società e le sue tradizioni secolari talvolta impongono. Dopo gli studi all’Accademia di Brera a Milano, Chiara ha infatti cercato a più riprese di imparare l’arte del vetro soffiato sul campo, ma senza successo.
"L’unica scuola che c’è, l’Abate Zanetti, all’epoca non c’era ed è ancora oggi molto difficile entrarvi. Sono quindi andata ad imparare prima in Australia e poi a Seattle". Rientrata in Italia, Chiara ha trovato nuovamente le porte chiuse per lei a Murano. "C’è chi fra i maestri artigiani mi ha aiutato e insegnato molto ma in generale non viene tollerata l’idea che una donna possa fare le stesse cose che fa un uomo. A contare però sono idee e intelligenza, non la forza". Così, il primo gennaio 2021, dopo aver preso in affitto un locale e preparato il forno, ha deciso di accenderlo. "Mi sono buttata, voglio dare la possibilità anche ad altre persone, soprattutto donne, di lavorare il vetro", racconta. Con lei lavorano l’amica Mariana, musicista che a causa delle difficoltà del settore ha cominciato a lavorare il vetro e un’altra ragazza muranese appena entrata nel team.
di Andrea Lattanzi