Alla domanda sui prossimi impegni Bebe Vio sorride e risponde: "Parigi 2024". Nessun pronostico, come scaramanzia impone. Eppure questa giovane donna di 25 anni ne ha ribaltate molte di "profezie", anche quelle su cui non avrebbe mai scommesso nessuno. La previsione più importante è scritta sul suo corpo. Sarebbe stato difficile, dopo l’amputazione di gambe e braccia a 11 anni a causa di un’infezione da meningococco, immaginare di avere di fronte la più affermata atleta paralimpicha degli ultimi anni. Quando racconta della sua ultima Olimpiade non tralascia la fatica, ma anche la fortuna di esserci, di poterlo raccontare. Un oro quello di Tokyo che l’ha consacrata definitivamente (qualora ce ne fosse ancora bisogno), non solo come sportiva, ma come simbolo. Un ruolo a volte complesso, che lascia poco spazio alla sua privacy ammette nel corso dell’intervista. Ma che rappresenta anche una grande possibilità. Quella di precorrere tempi e infrangere barriere. Come l’ultima, che con la scherma non ha nulla a che fare. Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio Grandis, più nota come "Bebe", ha preceduto anche la Corte Costituzionale, decidendo un anno fa di aggiungere il cognome della madre a quel "Vio" da parte di padre. Quando ancora nessuna legge lo suggeriva, Bebe ha trovato la risposta, come spiega a Fanpage.it.
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