Venezia, 2 feb. (askanews) – Un percorso attraverso alcune delle tematiche chiave del nostro presente accelerato, riletto dagli artisti contemporanei anche grazie al lavoro dei loro predecessori. A Venezia la curatrice Cecilia Alemani ha presentato la 59esima edizione della Biennale Arte, da lei diretta e intitolata, ispirandosi a un racconto della surrealista Leonora Carrington, "Il Latte dei Sogni".
"Sarà una mostra – ha detto Alemani ad askanews – che parla di trasformazione del corpo, della definizione di umano, di come il corpo e i corpi si scontrano con la tecnologia da un lato e con la terra dall’altra. Sarà una mostra molto vasta, che include oltre 200 artisti e artiste e uno degli aspetti che la rendono speciale è l’integrazione di mini-mostre che saranno in particolare una costellazione di opere storiche principalmente del Novecento che fungono da capsule del tempo".
In queste capsule, progettate insieme al duo di designer Formafantasma, trovano spazio avventure intellettuali e artistiche, molto spesso al femminile, che negli anni passati hanno esplorato i temi del corpo, dell’ibridazione, della relazione con l’ambiente nel quale viviamo. Scelta curatoriale molto apprezzata dal presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto.
"La scelta di Cecilia Alemani di raccontare anche gli artisti per così dire antenati che hanno influenzato gli artisti contemporanei – ci ha spiegato – mi sembra una cosa molto bella e interessante e soprattutto molto utile per il pubblico. Cecilia ha sempre pensato che la Biennale, oltre a mostrare, debba anche in qualche modo educare: la penso esattamente come lei".
Prevista dal 23 aprile al 27 novembre, la 59esima Biennale d’Arte ci porta ad affrontare, nel modo più ampio possibile, temi cruciali: il trans-umanesimo; la relazione con il diverso; la crisi ecologica; la fine dell’antropocentrismo, soprattutto nella sua manifestazione occidental-patriarcale.
"Il potere dell’arte è proprio quello di assorbire i drammi e le ansie del mondo contemporaneo – ha aggiunto Cecilia Alemani – per trasformarle in qualcos’altro. Questo qualcos’altro molto spesso è digerito in modo positivo, ottimista, o comunque in modo più critico".
Main partner della Biennale Arte, per la sesta volta, è Swatch, che porta ancora una volta in primo piano a Venezia il lavoro degli artisti dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai, residenza per artisti di cui Carlo Giordanetti è il CEO. "Alcuni di questi artisti – ci ha detto – trovano visibilità per il loro lavoro proprio grazie alla partnership con la Biennale. Quindi è come se fosse una chicca in più che noi offriamo a loro, oltre al tempo e alla libertà per lavorare a Shanghai".
La Biennale durante la pandemia non ha mai smesso di produrre e lavorare. Ma in qualche modo questa Mostra di Arte, che segue un’edizione molto frequentata della Biennale Architettura, è un ulteriore passo verso il ritorno alla normalità. "Penso che questa mostra – ha concluso il presidente Cicutto – coroni un percorso iniziato ahimè nel 2020 e che ci auguriamo finisca presto".
L’appuntamento quindi è fissato: da fine aprile a Venezia si potranno esplorare sogni e visioni di un mondo che a volte sembra di non riconoscere più, ma che, fino a prova contraria, resta quello in cui dobbiamo convivere, tra noi e con le altre specie.
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