L’avanguardia molteplice di Regina: una scultrice alla GAMeC

di solobuonumore

L’avanguardia molteplice di Regina: una scultrice alla GAMeC

Bergamo, 27 apr. (askanews) – La parola avanguardia non è mai facile da definire, nel suo unire tensione e cambiamento in una nuova prospettiva. Ma, almeno a livello artistico novecentesco, la mostra che la GAMeC di Bergamo dedica e Regina Cassolo Bracchi è un modo per dare una forma concreta alla parola, per viverla attraverso il lavoro di un’artista che ha saputo guardare il mondo con occhi diversi.

"Regina – ha spiegato ad askanews Lorenzo Giusti, direttore della GAMeC e curatore, insieme a Chiara Gatti, della retrospettiva "Regina. Della scultura" – può essere considerata la prima scultrice dell’avanguardia, perché è stata la prima donna del Novecento a dedicarsi interamente a questi linguaggi, lo ha fatto tra l’altro con un’apertura internazionale che in un contesto come quello dell’Italia degli Anni Trenta era controcorrente, perché c’era un forte spinta per un’autarchia anche culturale. Però non solo per questo Regina appare di grande interesse ai nostri occhi. Un altro elemento importante è quello di come arriva all’astrazione, ossia attraverso una sintesi del dato naturale, perché guarda alla natura con occhi scientifici e analitici".

Il progetto espositivo nasce dall’acquisizione di un importante nucleo di opere di Regina da parte del museo bergamasco e del Centre Pompidou di Parigi, dove, nella mostra "Women in Abstraction" un focus è dedicato proprio a Regina. E attraversando le sale della GAMeC, museo simbolo della risposta culturale alla pandemia nella città più colpita dalla prima ondata del contagio, si percepisce con chiarezza la capacità dell’artista di vedere oltre, di saper leggere i grandi movimenti internazionali come il cubismo, di guardare al design e all’utilizzo di materiali come il plexiglass, senza rinnegare la consapevolezza profonda del lavoro di scultura.

"Lei – ha aggiunto Giusti – si è sempre considerata un’artista futurista, però per lei il Futurismo non era un linguaggio o un codice, era un’apertura verso la contaminazione e soprattutto lo sguardo proiettato verso il futuro. Questo le ha permesso di tenere insieme suggestioni anche molto diverse tra loro, da una posizione di grande originalità, smarcata rispetto a codici e canoni. Lei ha saputo unire questa dimensione domestica, non ha mai avuto uno studio, ha sempre lavorato nel suo appartamento, con però una voglia di confrontarsi sempre con le ricerche più avanzate del suo tempo, che è un tempo che si è evoluto e quindi poi ha cambiato forme e aspetto".

I 250 lavori esposti nella mostra abbracciano 50 anni di attività di Regina e sono anche un dispositivo collettivo che rievoca la brillantezza del suo sguardo artistico, nato da una molteplicità che è profondamente femminile, ricca, antiretorica. E che sarà visitabile in GAMeC fino al 29 agosto.

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