L’11 marzo 2004, 20 anni fa, una serie di esplosioni causò la morte di 193 persone in diverse stazioni di Madrid. I feriti furono oltre 2000. Dori Majali, sopravvissuta, era vicinissima al luogo dell’esplosione: questo è il suo ricordo
L’11 marzo 2004, 20 anni fa, a Madrid, dalle 7:39 alle 7:42 una serie di bombe esplodono nelle stazioni di Atocha, El Pozo, Santa Eugenia e su un convoglio in prossimità di calle Téllez. Le vittime sono 193, i feriti più di duemila. È il più grande attentato jihadista in Spagna. «C’è stato come un fuoco, un boato tremendo, una luce super potente, io non potevo controllare il mio corpo», racconta Dori Majali, sopravvissuta. Aveva 33 anni, un figlio di tre. Quel giorno sarebbe stato il suo terzo giorno di lavoro nella nuova azienda. Poco più avanti il posto dove era seduta Dori c’era uno degli zainetti esplosi. Racconta: «Quando ho aperto gli occhi era tutto distrutto: non c’erano più i finestrini, né le porte, era tutto bruciato. C’erano persone morte ovunque, terribile». Vent’anni dopo l’attentato, Isabel Casanova si chiede ancora perché non abbia fatto niente per impedire a suo figlio Jorge, all’epoca 22enne, di salire sul treno per andare ad Atocha a studiare. «I morti, anzi, i morti no, gli assassinati, li portavano all’Ifema, la Fiera di Madrid. Andò mio marito a chiedere informazioni. Quando tornò a casa mi disse: "Isabel, ce l’hanno ucciso". Ho cominciato a urlare», racconta. E poi ricorda: «All’obitorio la bara di mio figlio era chiusa, non ho potuto rivederlo». ( Virginia Nesi / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/esteri/strage-atocha-20-anni-dopo-ho-aperto-occhi-intorno-me-c-erano-pezzi-persone/fcfc70f0-de3f-11ee-afe7-12591f671d2b