C’erano solo due reti a separare i tifosi del Liverpool da quelli della Juventus: furono soprannominate “chicken wires”, ovvero “reti per polli”. Per gli hooligans fu quindi un gioco da ragazzi sfasciarle e invadere il settore Z, ovvero il settore che l’Uefa aveva assegnato ai tifosi neutrali, ma dove sedevano a maggioranza tifosi bianconeri, con famiglie e figli al seguito. Gli hooligans caricarono a ondate, facendo retrocedere i tifosi, che si ammassarono contro il muro che li separava dalla tribuna: ci fu chi si lanciò nel vuoto per evitare di rimanere schiacciato da quello tsunami umano e mettersi in salvo. A causa del peso eccessivo, il muro del fatiscente stadio dell’Heysel – l’impianto scelto dalla Uefa per disputare la finale di Coppa dei Campioni – crollò: molti tifosi volarono di sotto e restarono schiacciati. Altri, invece, morirono calpestati da altri tifosi in preda al terrore. 39 morti e oltre 600 feriti. Questo fu il drammatico bilancio della finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985 giocata tra Juventus e Liverpool, passata alla storia come la partita maledetta.
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