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“La retromarcia su Roma”: ecco cosa succede se un gerarca torna sulle strade della capitale

Nel corto di Metropolis un finto fascista che si è perduto chiede ai passanti come raggiungere i compagni e scopre così una memoria con la quale non abbiamo fatto ancora i conti. Un docu-reality pensato nel centenario del colpo di stato di Mussolini e nei giorni in cui nasceva il primo governo di destra della storia repubblicana. Da domani sarà on demand sui siti delle testate Gedi

“La marcia su Roma? Boh, mi sa che non è qui. Provate a cercare verso Porta Pia, in centro…”. Cento anni dopo (esattamente cento) mentre ci scervelliamo per trovare un modo di raccontare il colpo di stato di Benito Mussolini e l’inizio del fascismo, capita quasi per gioco che Luca Piras, un giovane autore di Metropolis, con i baffi a manubrio e gli orecchini, si vesta da gerarca fascista (la divisa d’ordinanza affittata in una sartoria teatrale) e con il fez in testa se ne vada in giro per la città eterna, nei due quartieri “fascistissimi” dell’Eur e della Garbatella (che di fama sarebbe rossa ma è anche quella che ospita la casa e la sezione ex-Msi di Giorgia Meloni). Finge di essersi perso, cerca i suoi compagni, scopre così chi si ricorda ancora della marcia che precipitò il Paese verso la dittatura. E come la ricorda, oggi.

"La retromarcia su Roma": che succede se un fascista torna sulle strade della Capitale?
Il costume da gerarca, va detto, era impolverato: nessuno lo usava più da tempo, forse reduce da qualche comparsata in antichi sceneggiati sul regime. Però, una volta indossato, lo riconoscono tutti per quello che era, come se risvegliasse memorie rimosse. “Aho, questo è un fascista fracico!”. Dove sono finite quelle giornate di pioggia di fine ottobre del 1922, quando la marcia si impantanò alle porte di Roma e sarebbero bastati solo pochi moschetti per respingerla? Quale memoria sopravvive oggi, un secolo dopo? Il sistema è semplice: si tratta solo di andare a parlare con i cittadini. Nei baretti in piazza, sulle scale del Colosseo quadrato, lungo i porticati del Palazzo dei Congressi. In cerca di tutto quel fascismo rimosso che però è sempre rimasto sotto i nostri occhi.

“Ma sì, me lo ricordo questo cappello, mio padre ce l’aveva sempre”. Al mercato della Garbatella lo identificano facilmente, il gerarca. Poi certo, in tempi di tv spazzatura, pensano che sia semplicemente un altro esperimento sociale, tipo notiziari satirici che mandano in giro eroi mascherati con lo sturawater in testa. I passanti, almeno per un attimo, si fermano. “Gli orecchini però non ce li avevano!”. In più capita anche che questo improbabile fascista della prima ora, che denuncia di essersi attardato dietro a una siepe a “espletare i suoi bisogni urinari” (per scoprire di essere ricomparso nel 2022), faccia questo giro tra le rovine di regime dell’Eur e della Garbatella, proprio nelle ore in cui a Palazzo Chigi arriva Giorgia Meloni, leader di un partito che ha nel simbolo la fiamma che arde sulla tomba di Benito Mussolini.

Il corto circuito c’è tutto: “Guarda che adesso ci state voi al governo. Giorgia è pure donna! Strano vero?” gli spiegano i ragazzi al bar. Anzi, forse è persino inutile scendere in centro a Roma, notano quelli più avveduti, “tanto ormai la capitale è stata conquistata”. Come se fosse un dato di fatto, uno scherzo di una storia mai capita. La grande paura era che il nostro gerarca perduto qualcuno lo inseguisse, persino lo menasse. “Sei coraggioso”, gli dicono in molti, sulle strade della Garbatella, a un passo da dove è nata la nuova premier, fresca di nomina. Ma in realtà non succede: i romani, indifferenti da millenni, alzano le spalle. Nessuno rincorre il veterano della marcia. Anzi qualcuno accenna un fugace saluto fascista: “Ci vediamo a Piazza Venezia!”

E così, nelle ore del giuramento del governo Meloni, uno sbandato in divisa da gerarca, prende un taxi (“i tram non arriveranno mai in orario senza Mussolini!”) e raggiunge il centro, tra i palazzi della politica in fermento, in mezzo a turisti che gli chiedono selfie. Finirà a chiedere l’elemosina in piazza del Popolo, dove poche settimana prima si era chiusa la campagna elettorale della nuova destra-destra del Paese, e qualcuno, distratto, gli allungherà persino un euro. "La retromarcia su Roma" è un corto realizzato da Gedi Visual, da un’idea di Gerardo Greco. Lo trovate on demand, free, sui siti del Gruppo Gedi e commentato oggi a Metropolis, in streaming sulle piattaforme Gedi dalle 18 alle 19.

#metropolis

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