Milano, 31 gen. (askanews) – Una storia fotografica che racconta i molteplici livelli che uno sguardo può assumere e le altrettanto numerose derive che questo può prendere rispetto a ciò che siamo soliti chiamare "realtà". Guardare la street photography di Joel Meyerowitz, in una mostra allestita alla Leica Galerie di Milano, è un esperienza che, oltre allo stupore per la perfezione delle composizioni, insegna molto sulla costante e necessaria ambiguità della fotografia. Un aspetto chiave, che supera la lezione di Henri Cartier-Bresson e del suo "istante decisivo", per aprire le porte ad altre esperienze di ricerca, pienamente collocate nell’alveo dell’arte contemporanea.
A immaginare la versione italiana della mostra che nel 2016 Leica Hall of Fame ha dedicato a Meyerowitz è stato chiamato il curatore Denis Curti. "Abbiamo scelto, proprio per coerenza, un periodo particolare – ha detto Curti ad askanews – che sono gli esordi di Joel Meyerowitz, quando lui lavora con una Leica 35mm, una macchina fotografica molto agile, e rende omaggio al suo grande maestro Robert Frank con il bianco e nero. Per poi però introdurre subito una grande rivoluzione che oggi sembra poca cosa, ma fare la street photography a colori era estremamente innovativo".
Così come innovativo è il modo in cui il fotografo pensa la sua stessa pratica, che diventa una sorta di manuale della narrazione visiva del presente nel quale si ribadisce che non sempre le cose sono ciò che sembrano, e questo per merito dell’artista. E insieme a Curti ha lavorato Maurizio Beucci di Leica Italia, che ci ha portato dentro una fotografia chiave dell’esposizione milanese. "Quello che accade nella fotografia di Meyerowitz – ci ha spiegato – è una costruzione di rapporti che nella realtà non c’è. Questo è un caso fondamentale: in questa scena, che ha una composizione sublime ed è costruita perfettamente sembra, il fotografo sembra quasi voler nascondere, o anzi rivelare, un soggetto che ha una relazione inesistente. L’uomo con il martello non ha alcuna relazione con l’uomo caduto a terra, viene costruita dalla fotografia e Meyerowitz in questo senso è un antesignano".
Le strade di New York "più vere del vero", le immagini di viaggio da Spagna e Grecia, tutto nella mostra contribuisce alla costruzione di un’atmosfera, una sensazione di imminenza di qualcosa che poi, nei fatti, non sappiamo cosa sarà. Ma che continua ad aleggiare sopra la nostra immaginazione con la forza di un romanzo potenziale.
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