Roma, 7 lug. (askanews) – "Noi non cerchiamo l’immunità, noi non vogliamo l’impunità, noi vogliamo il rispetto!". Il presidente dell’Anci Antonio Decaro incassa gli applausi scroscianti dei sindaci di tutta Italia, accorsi a Roma per chiedere al Governo e al Parlamento di modificare urgentemente quelle norme che rendono complicatissima l’attività di ogni primo cittadino, alle prese con mille rischi giuridici e zero tutele, tanto che il sindaco viene ormai sistematicamente individuato come la figura istituzionale responsabile di qualsiasi cosa accada all’interno di un Comune. Una sorta di capro espiatorio.
Il sindaco di Bari e numero uno dell’Associazione dei Comuni italiani, che è stato ricevuto sul tema dal premier Draghi, il quale gli ha assicurato piena attenzione, spiega quali sono le richieste dei primi cittadini: "Di non essere indagati per qualunque cosa accada nel nostro Comune, che è quello che sta accadendo in questo periodo. Chiediamo dignità per i sindaci, vogliamo prenderci le nostre responsabilità ma il confine della responsabilità deve essere delineato, deve essere netto, non si può essere indagati solo perché uno fa il sindaco all’interno di un Comune. Quindi abbiamo chiesto la modifica dell’ordinamento giuridico anche relativamente al potere di ordinanza dei sindaci, abbiamo chiesto di essere trattati come le altre figure istituzionali, come le altre cariche elettive".
A portare la propria testimonianza anche i sindaci di Roma, Virginia Raggi, di Milano, Beppe Sala, di Torino, Chiara Appendino. E se l’arrivo di un avviso di garanzia più che un rischio è in pratica una certezza per chiunque si segga sulla poltrona di primo cittadino, il presidente del Consiglio Nazionale dell’Anci, Enzo Bianco, nega categoricamente che sia in atto uno scontro tra poteri dello Stato: "No, non è una polemica contro la magistratura. Nel dna dei sindaci c’è il rispetto della Costituzione e delle prerogative dei magistrati, che devono essere messi in condizione di far rispettare la legge senza guardare in faccia a nessuno. Quello che chiediamo è di avere rispetto anche per la nostra istituzione. E non è facile, perché spesso si può essere accusati per aver fatto una cosa e per non averla fatta, perché magari è caduto un fulmine e ha colpito qualcuno, perché è caduto un masso, o perché un bambino ha messo le dita dentro una porta".