I dati dell’ISTAT sull’inesistente crescita del PIL, che si scontrano con le previsioni ben più ottimistiche del Governo, non potevano che determinare la ripresa della polemica politica, a tutti i livelli.
Una proposta prova a lanciarla il segretario della CGIL Susanna Camusso, con una articolata intervista pubblicata su La Repubblica.
“Per uscire dalla stagnazione, combattere la deflazione e ridurre le diseguaglianze serve una crescita generale dei salari”, spiega Camusso, aggiungendo la necessità di un “piano di investimenti pubblici e privati”. Il punto è trovare le risorse per finanziare un progetto simile: “La strada è quella di utilizzare la leva fiscale, perché serve un concorso di tutta l’economia. Pensiamo che con misure attente a non colpire il ceto medio si possano recuperare svariati miliardi l’anno […] pensiamo di tassare solo i grandi patrimoni, non la casa dell’operaio che per comprarsela ha acceso un mutuo”.
Insomma, una patrimoniale per recuperare risorse da reinvestire nella detestazione dei salari (in particolare “gli incrementi dei contratti nazionali che interessano tutti e non solo per quel 20% interessato dalla contrattazione aziendale”), determinando così un aumento della liquidità per i lavoratori e, si spera, conseguenze positive per i consumi. Non convince, invece, l’idea del Governo di detassare gli aumenti nelle aziende legati alla produttività, poiché “riguarderebbe solo una minoranza di lavoratori”. E allo stesso tempo la Camusso riserva parole critiche alle “politiche del bonus con cui il Governo va avanti”: “Si affronta tutto con la logica dell’emergenza.
Un po’ qua, un po’ là. Si è visto con gli 80 euro, la gente ha prima pagato i debiti poi si è rimessa a risparmiare. Meglio il bonus maternità o un piano per creare più asili pubblici? C’è un nodo irrisolto dalle nostre parti: continuare a farci governare dall’economia e dalle regole o affidare il governo alla politica?”.