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La pittura come frutto del caos e ingresso nel mondo dell’altro

Milano, 20 gen. (askanews) – Una mostra di pittura, prevalentemente figurativa e di grande formato, per ragionare e provare a mettere ordine nel caos dei linguaggi contemporanei. La galleria Building di Milano ha inaugurato l’esposizione "On The Wall", con opere di Paola Angelini, Rafael Megall, Justin Mortimer, Nicola Samorì, Vibeke Slyngstad e Ruprecht von Kaufmann. A curarla Demetrio Paparoni.

"Noi qui – ha detto lo storico dell’arte ad askanews – ci troviamo davanti a sei artisti di nazionalità diverse, che parlano linguaggi diversi, e che in qualche modo sono ognuno un mondo a sé. Gli artisti lavorano in solitario, si chiudono nel loro studio e lavorano da soli. In realtà dialogano con gli altri a opera finita, non durante la costruzione del lavoro. Mettere tutto questo insieme, comunque, ti mette al centro di tante voci che ti parlano contemporaneamente e devi ascoltare una a una. E quando li vuoi ascoltare tutti insieme, comunque ti confronti con il caos".

L’idea del titolo è quella di richiamare le pareti alle quali i quadri si appendono, ma anche i muri, le differenze, che separano le varie esperienze artistiche così come le persone. Attraversando i quattro piani della galleria, però, si percepisce anche come il medium pittorico sia in grado di unificare le diverse strategie e sensibilità, in un’ottica che va oltre la semplice distinzione modernista tra figurazione e astrazione.

"E’ vero – ha aggiunto Paparoni – che è una mostra di quadri figurativi, ma è anche vero che principalmente è una mostra di quadri. Come se dicessimo di essere in una stanza di uomini e donne, in primo luogo sei in una stanza piena di persone".

I quadri quindi sono intesi nella mostra anche come soglia da attraversare per entrare nel mondo dell’altro. Un concetto che assume, nell’arte e al di fuori dell’arte, una valenza cruciale. A maggior ragione quando, come nel caso delle opere di Mortimer, questa alterità prende la forma di una pittura potente, sospesa ed evocativa, oppure quando, in Paola Angelini, a essere altra è la costruzione narrativa di un dipinto. Che rivitalizza la sua dimensione di contemporaneità.

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