Milano, 13 set. (askanews) – La grande piscina è ricoperta d’oro, nel sole è quasi accecante. Eppure, ci accorgiamo avvicinandoci, l’oro è quello delle coperte termiche d’emergenza, quei drappi che avvolgono le persone dopo un incidente o una tragedia. Quell’oro è lo stesso che copre i corpi dei migranti nei momenti più drammatici del loro viaggio. Siamo a Milano, nel Centro Balneare Romano, luogo carico di rimandi alla storia d’Italia e al fascismo che la Fondazione Nicola Trussardi ha scelto per portare una mostra di Nari Ward, artista americano di straordinaria forza visiva, curata da Massimiliano Gioni.
"Nari – ha spiegato Gioni ad askanews – è uno egli artisti che trasforma il mondo dell’arte in un luogo molto più aperto e molto più ampio. È anche fondamentale, e in incerto senso sottovalutato, perché è uno dei grandi pionieri dell’installazione. È sintomatico, per esempio, che è alla Biennale di Venezia del 1993, che è la Biennale del padiglione tedesco di Hans Haacke, di quello russo di Kabakov, ed è il momento in cui si passa da un’idea di scultura come oggetto a un’idea di installazione come spazio".
Spazio che è a questo punto interamente occupabile dall’arte, che in in certo senso si appropria della vita intorno a essa e ne restituisce una versione più ricca e più complessa, come nel caso della grande installazione di passeggini "Amazing Grace", che torna a Milano in una nuova versione, più luminosa, ma che mantiene intatta la propria forza.
"Per me – ci ha detto Nari Ward – un artista ha una sorta di licenza per parlare del nostro tempo, del buono e del problematico e per provare a dare spazio all’immaginazione all’interno di questi momenti di trauma e infelicità. Io credo che l’immaginazione sia una specie di salvezza per noi esseri umani".
La mostra, intitolata "Gilded Darkness", ossia oscurità dorata, ruota tutta intorno alla fragilità delle opere, caratteristica tipica di Ward. Ma in questa fragilità si trova una presenza, si sente la necessità di un lavoro che riesce a combattere l’impermanenza della nostra stessa emozione.
"Per me – ha aggiunto l’artista – si tratta di cogliere dei momenti di speranza. Io credo che tutto ruoti intorno alle potenzialità e alle possibilità".
"C’è speranza – gli ha fatto eco Gioni – ma c’è anche una riflessione sulla fragilità, sono monumenti precari in un’epoca e in un secolo che ha messo proprio in crisi l’idea di monumentalità".
Forse tutto, alla fine, si riduce a un ragionamento sulla crisi, sulle sue manifestazioni e le sue opportunità, sul nostro stare all’interno di essa. Ma questo è anche uno spazio nel quale Nari Ward raccoglie e conserva i sorrisi delle persone all’interno di scatolette che, chissà, potrebbero aiutarci a superare momenti più difficili. Oppure solo ricordarci che quei sorrisi sono esistiti, e comunque non è poco.
(Leonardo Merlini)