Quella di Meredith Kercher è una storia destinata a essere infinita. È anche la storia di Amanda Knox e di Raffaele Sollecito, entrambi assolti – dopo anni e una trafila giudiziaria – da quell’accusa in grado di tenerli dietro le sbarre per buon parte della loro vita. Ed è anche la storia di Rudy Hermann Guede, condannato per concorso in omicidio che ha sempre continuato a continua a ripetere che “non posso essere certo io il complice di me stesso”. Dal 2018 Guede ha iniziato a godere di alcuni permessi di semilibertà e segue un percorso di reinserimento sociale ideato e realizzato dal Centro Studi Criminologici di Viterbo grazie al quale ha potuto uscire dal carcere per svolgere diverse attività. Particolare della vicenda, che ha visto l’assoluzione degli unici altri due imputati per l’omicidio, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, è che Rudy Guede, nonostante avesse ammesso la sua presenza in casa nel momento del delitto, si è dichiarato sempre estraneo alla vicenda. () Come da richiesta dei suoi avvocati di allora, Nicodemo Gentile e Walter Biscotti, Guede ha ottenuto dal giudice per l’udienza preliminare Paolo Micheli la concessione del rito abbreviato di giudizio. In carcere, Guede ha conseguito dua lauree: la prima nel 2016, in lettere ad indirizzo storico, e la seconda nel 2019, in narrazione cinematografica. A seguito di questi risultati, ha ottenuto prima la semilibertà nel dicembre 2019 e due mesi dopo l’affidamento ai servizi sociali con un incarico presso la Caritas di Viterbo e un proprio appartamento in cui risiedere fino alla fine della pena. () Già in passato a Guede erano concessi diversi permessi: lo scorso Natale, ad esempio, aveva trascorso le feste ospite fino al 2 gennaio della famiglia della sua maestra delle elementari, presso la quale aveva già alloggiato in occasione di diversi altri permessi premio. Adesso Rudy potrà cercare di ricostruirsi una vita. Lontano dal clamore creato da quell’orrendo omicidio, lontano da quelle sbarre che lo hanno privato della libertà per tanti anni. E come riporta il quotidiano , “La mattina, dalle 9 alle 2, Guede è in Caritas. Volontariato. Consegne la mattina e mensa all’ora di pranzo. Tra le due e le 5 è invece, di solito, al Bistrot. Spesso gioca a scacchi. Spesso per conto suo. A ridosso della vetrata e buttando ogni tanto lo sguardo a palco e platea lì sotto. Chi lo conosce, o riconosce, appena ci parla, mascherina in volto, è il primo a lasciare indietro il passato e a valutare soltanto la persona che si trova di fronte”. () Ed è nel locale di Viterbo che Rudy prenderà parte a un torneo di scacchi, passione che coltiva fin da bambino. “A sposare l’iniziativa del torneo, il Bistrot e la rete degli studenti medi che si sono fatti subito parte attiva, mettendo nome e cognome, su torneo e rispettiva locandina”. “Un mondo – raccontano i gestori del Bistrot al quotidiano viterbese – Sansone e Berardino -, quello degli scacchi, che non conoscevamo. Però l’idea di Rudy e
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