La notte di San Lorenzo è quella notte che spinge tutti noi, anche i più cinici, anche solo per una volta, ad alzare lo sguardo per cercare di vedere qualche stella cadente. E quest’anno abbiamo ottime possibilità di vederle non solo il 10 agosto, ma anche tra l’11 e il 13 – con un picco massimo nelle ore prima dell’alba di domenica 13.
In realtà fa strano pensare che una notte così spensierata sia legata a una storia tremenda, quella di un uomo bruciato vivo: parlo di San Lorenzo, uno dei sette diaconi di Roma, che venne arso sul rogo il 10 agosto del 258 d.C per volere dell’imperatore romano Valeriano – che aveva ordinato di uccidere tutta l’élite ecclesiastica.
Per questo le stelle cadenti vengono chiamate anche “Lacrime di San Lorenzo”, per ricordare il pianto del martire.
Ma sono veramente stelle che cadono? No, anzi, “stella cadente” non esiste nella terminologia scientifica: quelle che vediamo sono detriti di comete e asteroidi che si infiammano a contatto con l’atmosfera terrestre.
Ma perché ne vediamo tanti in questo periodo?
Perché ogni anno, proprio in questi giorni, la Terra entra nell’orbita della cometa Swift-Tuttle e attraversa la nube di detriti che si lascia dietro – detriti che prendono il nome di Perseidi.
Morte, lacrime, detriti.. va be’, vi ho praticamente rovinato la serata. Ma manca un’ultima cosa: i desideri. Perché si esprime un desiderio quando se ne vede una?
Non c’è una risposta certa. Secondo i più la tradizione antica voleva il destino di una persona essere scritto nelle stelle: vederne una cadere significava un cambio del futuro – e così ognuno poteva desiderare qualcosa di nuovo per il proprio futuro.
In ogni caso, fa sorridere pensare che proprio la parola “desiderio” contenga la parola -sidus, che in latino significa proprio… “stella”.