Roma, 26 mag. (askanews) – "Le filiere integrate per il rilancio del Paese": e questo il tema del workshop organizzato nell’ambito dell’iniziativa "Filiere integrate" che The European House – Ambrosetti ha lanciato con il supporto di Philip Morris Italia. Tra gli obiettivi dell’incontro, trasmesso online, la promozione del ruolo delle filiere per il rilancio dell’economia italiana e l’individuazione di strategie aziendali e politiche pubbliche per favorire lo sviluppo di filiere integrate ad alto valore aggiunto. E proprio l’Italia come centro di un percorso, in ambito industriale per Philip Morris è diventata "la filiera delle filiere".
Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia: "Inizialmente quando si pensa agli investimenti esteri che creano filiere, si pensa a Philip Morris, si pensa con facilità a un investimento in agricoltura che è iniziato 10 anni fa, con il primo accordo di filiera, rinnovato ogni anno con 100 milioni l’anno di investimento e una visione di lungo periodo. Ma è proseguito anche con la creazione del più grande stabilimento produttivo al mondo in Italia, un investimento di un miliardo di euro con l’inaugurazione nel 2016 di un fiore all’occhiello dell’industria 4.0 italiana, non solamente per il valore dell’investimento ma proprio per la sua italianità".
Un percorso dunque con ricadute dirette sul tessuto agricolo e industriale nazionale: 8000 aziende coinvolte, 1000 agricole e 7000 nei servizi industriali e digitali, così come start up innovative e aziende in ambito manifatturiero. E 30 mila posti di lavoro generati, 650 imprese coinvolte, 600 italiane, nella costruzione dell’impianto produttivo, 50 mila tabaccherie così come tutte le persone che lavorano nella logistica integrata.
Modello filiera come eccellenza made in Italy e come protagonista della ripresa. Come ha sottolineato il presidente del Censis Giuseppe De Rita: "La filiera si crea dalla punta della freccia, dalla punta più avanzata, non dalla materia prima – ha precisato De Rita – ma dai livelli di mercato alti".
Per Ermete Realacci, Presidente di Symbola, Fondazione per le Qualità italiane, la filiera è poi tutta nel Dna italiano: "Questa maniera italiana di organizzare la produzione, che ha al suo interno un sistema di relazioni e condivisione di valori che spesso sono anche culturali, è un sistema molto avanzato difficile da copiare. Tanti paesi hanno già provato ad imitare il nostro sistema dei distretti e a provare a capire come funzionava il sistema delle filiere senza riuscirci. E’ un dato antropologico che sta dietro anche alla nostra capacità di essere non solo competitivi ma anche ben collocati sul fronte della sostenibilità".