La Caffaro prima di divenire un "caso" era un’industria chimica costruita e operante nel cuore della città di Brescia. Le sue finestre affacciavano su una scuola elementare e in un quarto d’ora a piedi eri nel pieno centro storico. Nel 2001 la denuncia di un team di esperti guidati dallo storico dell’ambiente Marino Ruzzenenti: quell’industria stava sversando quantità inimmaginate di pcb e diossine, tra gli elementi più cancerogeni per l’uomo e per la natura. Sono passati 21 anni e la bonifica è ancora da fare. Nel frattempo la popolazione che viveva e vive nelle zone adiacenti la fabbrica continua a pagarne le conseguenze. Come Pierino Andreoli, intervistato da Fanpage.it
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