Una serie di fattori sia antropici che naturali stanno portato al cedimento di Joshimath, città indiana al confine con il Tibet fondata tra il VII e l’XI secolo d.C. insieme all’iconico tempio Basdeo. I fattori non sono recenti, ma si sono accumulati in un lungo periodo di tempo. "I tre fattori principali sono la vulnerabilità delle fondamenta di Joshimath, che si è sviluppato sui detriti di una frana innescata da un terremoto più di un secolo fa, la sua posizione nella zona sismica V, più soggetta a terremoti, oltre al graduale invecchiamento e alla percolazione dell’acqua che riducono la forza coesiva delle rocce nel tempo", ha dichiarato il direttore del Wadia Institute of Himalayan Geology Kalachand. "Atkins aveva scritto per la prima volta della posizione di Joshimath sui detriti di frana nell’Himalayan Gazetteer nel 1886. Anche il Comitato Mishra, nel suo rapporto del 1976, aveva scritto della sua posizione su una vecchia zona di subsidenza", ha detto. La discesa dei fiumi himalayani e le forti piogge che caratterizzano la zona, oltre alle piene improvvise dei fiumi Rishiganga e Dhauliganga dello scorso anno, potrebbero aver peggiorato la situazione. "È improbabile che molte case della città sopravvivano e le persone che vi abitano devono essere trasferite in luoghi sicuri perché la vita è preziosa", ha aggiunto. Dopo l’evacuazione delle persone nelle aree colpite, si dovrebbe procedere alla microzonazione della città, alla ripianificazione del sistema di drenaggio e delle uscite per l’acqua piovana e alla valutazione della resistenza delle rocce.