ROMA (ITALPRESS) – “La pubblicazione dell’inchiesta condotta da IrpiMedia, intitolata “Dubai, la città dei grattacieli di carta”, ha sollevato in tutta Italia un polverone mediatico mettendo non solo in dubbio l’integrità del mercato immobiliare di Dubai e della stessa economia dell’Emirato ma, altresì, con una trattazione parallela di quelle che sarebbero le “scappatoie” consentite dalla stessa Dubai a tutte le normative antiriciclaggio vigenti in ambito internazionale, arrivando a ventilare l’idea che anche alcuni italiani effettuerebbero investimenti nel relativo settore immobiliare con il fine di perseguire presunte finalità illecite. Sebbene l’inchiesta sia dettagliata va precisato come, tuttavia, la stessa presenti una narrazione unilaterale che evidenzierebbe l’esistenza di alcuni individui che, tramite l’utilizzo di fondi di dubbia provenienza, perseguirebbero presunte attività di riciclaggio ed evasione fiscale attraverso la compravendita di immobili a Dubai”. E’ quanto si legge in una nota di Daniele Pescara, imprenditore veneto che da anni opera a Dubai.
“L’articolo, quindi – prosegue la nota – sembra far emergere delle lacune informative che, oltre a danneggiare in maniera generalizzata l’immagine di Dubai e di tutti coloro che in questo Emirato hanno deciso di stabilirsi per via delle indiscutibili potenzialità offerte in termini di network tra imprese e di migliori condizioni di vita, danneggia ingiustamente anche la reputazione di tutti quegli italiani onesti che operano nello stesso Emirato nel pieno rispetto delle regole esistenti a livello locale ed internazionale”.
L’articolo, infatti, “suggerisce che i progressi degli Emirati Arabi Uniti nella lotta al riciclaggio sarebbero solo “di facciata” poichè, nonostante il GAFI (Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale) abbia rimosso il Paese dalla sua “grey list” ed Enti come l’Economic Security Center of Dubai (ESCD) abbiano introdotto nuove iniziative per contrastare l’evasione fiscale ed il riciclaggio di denaro, tale stato di cose sarebbe solo sulla “carta” e non perseguito in concreto. La narrazione, inoltre, sembrerebbe descrivere una Dubai che non esiste più.
Ove i fatti descritti nell’inchiesta pubblicata da IrpiMedia fossero veri, tuttavia, il vero problema non sarebbe ingiustamente da generalizzare a tutto l’Emirato ma, al contrario, riguarderebbe solo un esiguo numero di alcuni venditori immobiliari spregiudicati che promuoverebbero la compravendita di immobili a Dubai senza far rispettare gli obblighi fiscali italiani ed emiratini, nonchè nascondendo volutamente ai possibili acquirenti gli adempimenti fiscali obbligatori a cui saranno comunque soggetti in virtù dell’intervento che i Player immobiliari e le Autorità locali effettuerebbero in fase di acquisto dell’immobile.
Questa narrazione ha fatto un ingiusto scalpore mediatico, mettendo in cattiva luce anche molti imprenditori onesti senza alcun legame con gli investimenti o con il settore immobiliare degli Emirati Arabi Uniti, alcuni dei quali hanno quindi deciso di rispondere a tale rappresentazione distorta dei fatti così da poter dire quella che è la loro visione e prendere le distanze dal modus operandi di eventuali “cani sciolti” che, a differenza loro e come accade comunque in ogni parte del mondo, operano oltre quelle che sono le regole previste”.
Daniele Pescara, imprenditore veneto che da anni opera a Dubai con il suo Studio di consulenza specializzato nell’internazionalizzazione delle imprese, ha apertamente criticato l’operato di questi individui che danneggiano non solo il buon nome di tutti quegli italiani regolarmente presenti nell’Emirato di Dubai e che lì lavorano in maniera del tutto legale e compliance con le norme internazionali e fiscali, ma anche dello stesso Emirato.
Afferma infatti Daniele Pescara che “Ancora una volta, il problema non è Dubai, nè il settore immobiliare in generale… Il vero problema sono questi soggetti che, in maniera del tutto singolare e slegata da ogni realtà operante sul territorio, promuovono presunte attività illecite al solo scopo di sbarcare il lunario: questi individui non sono professionisti, sono solo dei “venditori di pignatte”. Promuovere investimenti immobiliari senza conoscere e far rispettare la normativa fiscale locale ed internazionale è inaccettabile”, conclude Pescara.
-foto ufficio stampa Daniele Pescara-
(ITALPRESS).
“L’articolo, quindi – prosegue la nota – sembra far emergere delle lacune informative che, oltre a danneggiare in maniera generalizzata l’immagine di Dubai e di tutti coloro che in questo Emirato hanno deciso di stabilirsi per via delle indiscutibili potenzialità offerte in termini di network tra imprese e di migliori condizioni di vita, danneggia ingiustamente anche la reputazione di tutti quegli italiani onesti che operano nello stesso Emirato nel pieno rispetto delle regole esistenti a livello locale ed internazionale”.
L’articolo, infatti, “suggerisce che i progressi degli Emirati Arabi Uniti nella lotta al riciclaggio sarebbero solo “di facciata” poichè, nonostante il GAFI (Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale) abbia rimosso il Paese dalla sua “grey list” ed Enti come l’Economic Security Center of Dubai (ESCD) abbiano introdotto nuove iniziative per contrastare l’evasione fiscale ed il riciclaggio di denaro, tale stato di cose sarebbe solo sulla “carta” e non perseguito in concreto. La narrazione, inoltre, sembrerebbe descrivere una Dubai che non esiste più.
Ove i fatti descritti nell’inchiesta pubblicata da IrpiMedia fossero veri, tuttavia, il vero problema non sarebbe ingiustamente da generalizzare a tutto l’Emirato ma, al contrario, riguarderebbe solo un esiguo numero di alcuni venditori immobiliari spregiudicati che promuoverebbero la compravendita di immobili a Dubai senza far rispettare gli obblighi fiscali italiani ed emiratini, nonchè nascondendo volutamente ai possibili acquirenti gli adempimenti fiscali obbligatori a cui saranno comunque soggetti in virtù dell’intervento che i Player immobiliari e le Autorità locali effettuerebbero in fase di acquisto dell’immobile.
Questa narrazione ha fatto un ingiusto scalpore mediatico, mettendo in cattiva luce anche molti imprenditori onesti senza alcun legame con gli investimenti o con il settore immobiliare degli Emirati Arabi Uniti, alcuni dei quali hanno quindi deciso di rispondere a tale rappresentazione distorta dei fatti così da poter dire quella che è la loro visione e prendere le distanze dal modus operandi di eventuali “cani sciolti” che, a differenza loro e come accade comunque in ogni parte del mondo, operano oltre quelle che sono le regole previste”.
Daniele Pescara, imprenditore veneto che da anni opera a Dubai con il suo Studio di consulenza specializzato nell’internazionalizzazione delle imprese, ha apertamente criticato l’operato di questi individui che danneggiano non solo il buon nome di tutti quegli italiani regolarmente presenti nell’Emirato di Dubai e che lì lavorano in maniera del tutto legale e compliance con le norme internazionali e fiscali, ma anche dello stesso Emirato.
Afferma infatti Daniele Pescara che “Ancora una volta, il problema non è Dubai, nè il settore immobiliare in generale… Il vero problema sono questi soggetti che, in maniera del tutto singolare e slegata da ogni realtà operante sul territorio, promuovono presunte attività illecite al solo scopo di sbarcare il lunario: questi individui non sono professionisti, sono solo dei “venditori di pignatte”. Promuovere investimenti immobiliari senza conoscere e far rispettare la normativa fiscale locale ed internazionale è inaccettabile”, conclude Pescara.
-foto ufficio stampa Daniele Pescara-
(ITALPRESS).