L’export di prodotti alimentari «made in Italy» torna a volare, ma a frenarlo è il cosiddetto «italian sounding». I prodotti più imitati all’estero? Vini, formaggi e salumi. Un fenomeno che ci costa caro: secondo Coldiretti, comporta perdite di 100 miliardi di euro
L’export italiano dei prodotti agroalimentari vola come mai prima. L’esportazione di cibo e bevande made in Italy nei primi sei mesi del 2021 segna un +4,6% rispetto al 2019. Una buona notizia per tante filiere di eccellenza del nostro Paese. Ma c’è un problema: sugli scaffali di tutto il mondo si trovano prodotti che sembrano italiani, ma non lo sono. Il Prosecco, ad esempio, è un caso emblematico. Coldiretti segnala l’esistenza di molti vini dai nomi ambigui, come Meer-secco, Kressecco, Semisecco, Consecco e Perisecco. Ma a essere imitati sono anche formaggi, salumi e salse (qui l’elenco dei prodotti che vantano più "tentativi di emulazione"). In alcuni casi, si può parlare di vere e proprie truffe. In altri, invece, la situazione è più complessa. Per descrivere questo stratificato fenomeno si parla di «Italian sounding». Vediamo quattro cose da sapere per capirlo a fondo insieme ad Anna Uslenghi, docente di marketing internazionale alla Bocconi. ( Chiara Severgnini / CorriereTV ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/news/snack-news/italian-sounding-quando-prodotti-sembrano-italiani-ma-non-sono/e29457a0-485a-11ec-82b3-70ad85ef04dd
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