Milano, 1 set. (askanews) – Un anno fa, precisamente il 15 settembre del 2020, fu siglato a Washington un accordo storico per gli equilibri del Medio Oriente: il riconoscimento dello Stato di Israele da parte di Emirati Arabi Uniti e Bahrein.
Oggi che sono state aperte le ambasciate e i voli tra Israele e le monarchie del Golfo, sono partiti anche gli scambi commerciali. Tra questi c’è anche un possibile accordo petrolifero dall"enorme potenziale", ha spiegato il console generale di Israele a Dubai, Ilan Stzulman Starosta, in una intervista alla Afp.
Sul tavolo c’è un accordo che prevede la spedizione via mare del petrolio del Golfo fino al porto di Eilat, sul Mar Rosso, nel sud di Israele. Da qui l’oro nero dovrebbe confluire in un oleodotto attraverso Israele fino al porto Mediterraneo di Ashkelon, da dove sarebbe spedito in Europa.
"Oggi c’è un problema tecnico ambientale. Il progetto è sospeso perché c’è il timore che questo oleodotto, che è molto vecchio, non sia sufficientemente curato per consentire il passaggio del petrolio e che ci sia un rischio di perdite", ha aggiunto.
"Il ministero dell’Ambiente ha congelato il progetto. Ma dei tecnici sono all’opera per verificare cosa sia necessario per renderlo sicuro. Spero che l’oleodotto possa essere aperto perché sarebbe un ottimo affare per Israele e per gli Emirati".
La normalizzazione dei rapporti bilaterali ha già permesso numerosi accordi nel settore del turismo, dell’aviazione e della finanza. Gli scambi commerciali fra Tel Aviv e Dubai hanno raggiunto la quota di 500 milioni di dollari in agosto. E secondo il diplomatico israeliano, se la crisi sanitaria globale lo permetterà, potrebbe raggiungere il miliardo di dollari entro un anno.
"Sono prudente, penso che potremmo raddoppiare il volume di scambi entro un anno, Covid permettendo, perché il potenziale è davvero enorme per entrambi", ha dichiarato.