Alla vigilia delle elezioni europee, anche per il candidato che si autodefinisce come più controcorrente – tra quelli in corsa per un seggio a Bruxelles – è arrivato il momento di sottoporsi a uno dei riti di iniziazione della politica. Tra tartine, prosecco e magliette inneggianti alla X Mas, il generale Roberto Vannacci ha partecipato a un pranzo elettorale, circondato dal generone di Roma Nord, in una sala a pochi passi dalla sede Rai di viale Mazzini. Vannacci non ha riunciato ai suoi cavalli di battaglia e anzi ha alzato il tiro, citando il motto fascista: "Chi vola vale, chi non vola non vale, chi vale e non vola è un vile", fatto scolpire dal Duce nell’atrio del ministero dell’Aeronautica, nel 1931. Nell’impeto del comizio, però, il capolista della Lega nella corsa al parlamento europeo è incorso in una nuova gaffe. Dal palco, infatti, Vannacci ha attaccato i leader politici candidati a un seggio Ue, che una volta eletti non andranno a Bruxelles. Dimenticando però che – oltre a Giorgia Meloni in questo giro -, anche il segretario leghista Matteo Salvini nel 2019 adottò questa modalità. Ma questo non l’unico inciampo in cui è incappato il generale. A margine dell’evento, gli abbiamo chiesto di sottoporsi a un piccolo test per verificare quanto conosce davvero i temi e i meccanismi che dovrà affrontare a Bruxelles, oltre la retorica da comizio sul gender o l’identità somatica. Ecco come è finita
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