Il paradosso del Pd e la «morte» delle primarie (che hanno deciso la segreteria)

di solobuonumore

Il paradosso del Pd e la «morte» delle primarie (che hanno deciso la segreteria)

Dove c’è accordo non si fanno perché inutili, dove c’è divisione non si fanno per evitare lo scontro. Eppure nel 2005 cambiarono la politica

Con buona pace di Romano Prodi e di Arturo Parisi, che le inventarono nel 2005, le primarie stanno morendo, se non sono addirittura già morte. Là dove nel centrosinistra c’è un ampio accordo, come in Abruzzo sul nome del rettore D’Amico, non si fanno perché sono inutili. Là dove invece c’è divisione anche astiosa, come nel Pd di Firenze, non si fanno per evitare lo scontro pubblicamente e il candidato viene scelto con un accordo tra le correnti. Eppure le primarie cambiarono la politica, furono un vero e proprio terremoto. Alla loro prima sperimentazione, appunto in Puglia nel 2005, portarono al successo imprevisto un candidato allora giovane della sinistra come Nichi Vendola, il quale batté il candidato ufficiale del Pd che era Francesco Boccia e poi sulle ali dell’entusiasmo sconfisse anche il governatore uscente, Raffaele Fitto, oggi potentissimo ministro del governo Meloni. Adesso invece che il centrosinistra, la coalizione, non c’è più e ci sono invece i Cinque Stelle, la logica bipolare di questo strumento è venuta meno, con il risultato paradossale però che mentre la società civile non viene più consultata per la scelta del candidato a una carica di governo, il Pd affida invece alla società civile la scelta del proprio segretario, come è avvenuto con la Schlein, che invece dovrebbe essere di totale competenza degli iscritti. ( Antonio Polito / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/politica/paradosso-pd-morte-primarie-che-hanno-deciso-segreteria/dcd2dadc-98d3-11ee-a0d7-fd10349463ac

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