Amsterdam, 20 gen. (askanews) – Una visita al museo: ma per tagliarsi i capelli, farsi una manicure o un trattamento di bellezza. Accade al celebre Museo Van Gogh di Amsterdam. Così come in altri musei e sale da concerto dei Paesi Bassi, che si sono trasformati temporaneamente in saloni per parrucchieri e centri estetici per protestare contro le restrizioni sanitarie imposte dal governo al settore culturale.
"In questo Paese il nostro governo ha detto che i nails bar e i barbieri, i parrucchieri e le palestre possono aprire, ma il settore culturale è chiuso – dice Emilie Gordenker, direttrice del Museo – noi volevamo far capire che una visita al museo è una visita sicura e che dovremmo essere aperti".
Dopo il lungo lockdown nel Paese, le restrizioni per molti negozi e per le cosiddette "professioni di contatto" come i barbieri, i centri estetici e persino "l’industria del sesso" sono cadute una settimana fa. E il settore culturale non ci sta.
"È più o meno lo stesso per tutti, sono abbastanza stanco – spiega Max Smit, un cliente – quindi riapriamo gli affari, riapriamo la cultura il prima possibile. Naturalmente entro un ragionevole rischio pandemico, ma penso che le grandi istituzioni come i grandi spazi aperti come il Museo Van Gogh dovrebbero essere in grado di riaprire".
Le autorità hanno già inviato avvertimenti ad alcuni dei siti culturali che hanno partecipato all’azione dimostrativa. E il governo ha invocato prudenza, ricordando che se le ospedalizzazioni diminuiscono, i contagi a causa della variante Omicron battono ogni record.