Insulti, umiliazioni, ritorsioni. Il mondo dell’Esercito italiano non è mai stato descritto così a tinte fosche. Eppure è questo quello che emerge dal racconto del maresciallo Carlo Chiariglione, in servizio dal 1994 al 2021 per la maggior parte nel corpo militare degli Alpini, che dopo aver denunciato ai suoi superiori ingiustizie e irregolarità si è trovato a vivere in un clima, che descrive come di “vessazioni quotidiane”. Oggi il maresciallo Chiariglione è in congedo. A deciderlo è stata l’Arma stessa: l’accusa è di vilipendio alle forze armate per la pubblicazione di una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica in cui raccontava episodi di soprusi nel comparto Difesa e Sicurezza. Resoconti dettagliati che, in alcuni casi, raccontavano addirittura storie di suicidi. Circostanze che sono difficili da immaginare per chi vive fuori dalle caserme, ma che sono all’ordine del giorno per molti militari. Tutto sarebbe partito nel 2002 da una raccolta fondi per i bambini mutilati di Kabul.
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