Immagina di svegliarti sapendo di essere in pericolo soltanto perché sei una donna; la tua città è nel caos, e intorno a te migliaia di persone stanno scappando dalla propria casa, corrono in banca per ritirare i risparmi di una vita, mentre per strada risuonano gli spari, o si riversano in aeroporto, convinti che salire su uno di questi velivoli in fase di decollo, a costo di aggrapparsi, sia comunque l’unica possibilità di salvezza. Kabul è appena tornata sotto il controllo dei talebani, e a pagare il prezzo più alto rischiano di essere, ancora una volta, le donne afghane che dopo 20 anni di lotte per conquistare anche solo il diritto di poter studiare, ora vengono cancellate dai poster pubblicitari, dai proprietari e dai commessi dei negozi, che temono ritorsioni da parte delle milizie islamiche. Mentre gli occidentali si affrettano a evacuare la capitale, le storie di queste donne fanno il giro del mondo; nelle loro voci c’è la paura di essere dimenticate e messe a tacere: per loro la guerra non è mai finita.
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