Roma, 1 ott. (askanews) – In vista della Cop 26 sul clima il territorio veneto del Delta del Po si unisce contro le trivelle e lancia l’allarme per il rischio che gran parte delle terre abitate e coltivate possano sprofondare sotto il livello del mare.
L’Ente Parco Naturale Regionale Veneto del Delta del Po, insieme ai membri del Consiglio Direttivo e ai sindaci dei suoi comuni, ha fatto ricorso al Tar per chiedere che venga annullato il decreto del Ministero della Transizione Ecologica e Cultura che giudica "positiva" la compatibilità ambientale del progetto "Teodorico", per lo sfruttamento di idrocarburi al confine con un’area marina protetta alla foce del Delta del Po, patrimonio dell’Unesco. Anche associazioni ambientaliste hanno fatto ricorso, e si attende con preoccupazione l’esito.
Moreno Gasparini, presidente Parco Naturale Regionale Veneto del Delta del Po:
"Spero bloccheremo questa iniziativa fatta dai ministeri, bisogna salvaguardare il territorio e i 9 comuni facenti parte del parco hanno aderito; sappiamo che andiamo contro i poteri forti ma dobbiamo mettercela tutta perché il parco faccia la sua parte, perché ha un credo e un obiettivo: salvaguardare il territorio e la gente che ci vive".
Teodorico è il nome della piattaforma offshore prevista al largo delle coste del Delta, fascia marina che comprende un sito naturalistico di interesse comunitario (SIC) sulla rotta di delfini e tartarughe, già sensibilmente a rischio. Il progetto (che appartiene alla società australiana Po Valley Operation) prevede anche un collegamento sottomarino con un’altra piattaforma già esistente davanti alla costa romagnola.
Maura Veronese sindaca di Porto Viro: "Il fatto di pensare di tornare a dover trivellare l’alto Adriatico per estrarre gas metano ci preoccupa perché siamo consapevoli di quello che la trivellazione comporta, avendola subita per anni, non ci sarebbe più un futuro per il nostro territorio, non si potrebbe più vivere e lavorare qui e sarebbero vanificati anni di impegno".
C’è preoccupazione anche per chi abita queste zone, il delta del Po continua a pagare gli effetti delle estrazioni del metano degli anni ’50- ’70 con picchi di abbassamento di 3,5 metri e una media di circa due metri sotto il livello del mare. E ad oggi l’area è ancora strettamente legata alle attività di bonifica.