Milano, 8 nov. (askanews) – L’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di NEET, giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano, né studiano: nel 2020 sono più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni. L’incidenza dei NEET raddoppia nel Sud rispetto al Nord, è maggiore tra i giovani con background migratorio e tra le donne, nelle due fasce d’età più adulta. Un quadro preoccupante caratterizzato da disuguaglianze territoriali, di genere e di cittadinanza che ActionAid e CGIL hanno analizzato nel Report "NEET tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche". Un rapporto che si focalizza sul problema, ma che anche dimostra come spesso gli strumenti per affrontarlo esistono, ma si fatica a trovarli. Come ci hanno raccontato due ragazze che stanno vivendo in prima persona il momento dell’orientamento e dell’accesso al lavoro.
"Le agenzie del lavoro – ha raccontato ad askanews la 26enne milanese Joyce – non sapevo cosa fossero. Soltanto quando ho iniziato a cercare da sola ho scoperto che ce ne erano diverse. E altre cose come fare un curriculum, come fare un colloquio oppure le soft skills. Io non sapevo che esistevano questi servizi durante il liceo. Li ho scoperti quando frequentavo l’università, perché ho chiesto, perché mi sono arrivate informazioni con il passaparola, però è stata fortuna sapere queste cose".
"Non ho avuto nessun appoggio dall’esterno – ha aggiunto Giulia, 27enne di Novate Milanese – che potesse farmi capire che anche se non ero laureata avrei potuto lavorare in un altro ambito del
sociale, perché è un settore molto ampio. Sinceramente lì mi sono persa".
Insomma, il report di ActionAid e CGIL fotografa una situazione nella quale spesso chi dovrebbe orientare i giovani per passare dal mondo della scuola a quello del lavoro non lo fa o lo fa con forze limitate, e così tra i ragazzi aumenta il senso di disorientamento e anche di solitudine.
"Secondo me – ha detto ancora Giulia – mancava proprio un orientamento, qualcosa che ti aiutasse a capire un po’ di più anche te stesso, con i tuoi punti di forza e di debolezza"
"Sarebbe molto bello – le ha fatto eco Joyce – se nelle scuole pubbliche ci fosse uno spazio per informare i giovani sul fatto che non c’è una sola via, ma ci sono tante altre opportunità che lo Stato offre, e funzionano anche bene".
Un altro degli obiettivi del report è quello di de-costruire la narrazione dominante sui NEET. "Il problema – ha concluso Giulia – non era che io non avevo voglia di fare niente, perché ero sfaticata, anzi. Dopo cinque anni di studio ero molto soddisfatta, ma mi ha stupito questo sentirmi così confusa e in quel momento da sola. Certo, c’è la famiglia, ma c’è bisogno di qualcosa anche all’esterno: da soli siamo tutti più in difficoltà".
Ancora qualche numero emerso dal report: nel Sud Italia c’è la più alta presenza di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano: sono il 39% rispetto al 23% del Centro Italia, al 20% del Nord-Ovest e al 18% del Nord-Est. I NEET sono per il 56% donne e la prevalenza femminile resta invariata negli anni, a dimostrazione del fatto che per una donna è molto più difficile uscire da questa condizione. L’impegno di ActionAid è quello di spingere per ripensare ai servizi, lavorare a stretto contatto con i territori, rafforzare le reti di prossimità, sperimentare attività di intercettazione che sappiano agganciare i giovani più lontani dalle opportunità, mettere in atto azioni concrete per interrompere la spirale delle disuguaglianze.