Dal 2004 la società Venator (ex Tioxide Europa) scarica il residuo della produzione di biossido di titanio in questa ex cava dentro un parco naturale (risparmiando così 48 milioni di euro). Ora la Commissione parlamentare di inchiesta sulle Ecomafie ha detto che quegli scarti sono pericolosi per la salute,
Piana di Scarlino, provincia di Grosseto. Visto dall’alto sembra l’antinferno, un buco in una distesa verde che penetra nel terreno a gironi. Al posto della «selva oscura» c’è un complesso agroforestale di circa 9mila ettari, la Marsiliana. Tutto attorno non si vede altro. Il buco è una ex cava, ormai esaurita, che la Regione Toscana nel 2004 pensò di convertire in discarica. Di cosa? Dei cosiddetti «gessi rossi», un mix dello scarto della lavorazione del marmo con il residuo della produzione di biossido di titanio lavorato da una società che oggi si chiama Venator (con sede nel Regno Unito e quotata in borsa) e allora si chiamava Tioxide Europa srl. Non potevano prevedere che nel 2008 il biossido di titanio sarebbe stato riclassificato dall’Unione Europea come cancerogeno di categoria 2, ossia come rifiuto pericoloso se il biossido di titanio supera un certo quantitativo (l’1%).
Quello che invece si poteva prevedere, secondo la Commissione parlamentare di inchiesta sulle Ecomafie, è che quei rifiuti sarebbero penetrati lentamente nel terreno fino a raggiungere le acque della falda acquifera. Questo perché in diverse occasioni (in particolare nel 2015 e nel 2017) più limiti – indicati come condizione indispensabile per poter conferire i rifiuti nella cava – sono stati ignorati. Cloruri, cromo e vanadio, dalle rilevazioni dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (partite nel 2007), risultavano oltre il consentito. «L’Arpa Toscana – pur ponendo in evidenza gli sforamenti per i solfati, i cloruri, il cromo e il vanadio – non ha mai proposto alla regione Toscana l’interruzione nel recupero della cava esaurita di Poggio Speranzona» scrive nella sua relazione finale la Commissione d’inchiesta guidata da Stefano Vignaroli. E così, nei terreni della verde Toscana sarebbero finiti solfati, cloruri, manganese, nichel, cromo e ferro. Ma lì, nell’antinferno, ogni giorno continuano ad arrivare decine di camion che scaricano fino a 1800 tonnellate di rifiuti. Un flusso ininterrotto che costatiamo una volta arrivati sul posto, almeno fino a quando i vertici della Sepin, la società che per conto della Venator si occupa del trasporto dei materiali, non dispongono il nostro allontanamento. «Per salvaguardare la nostra incolumità visto che siamo su un cantiere», ci dicono.
Molto meno, invece, ci sanno dire sul risparmio che le società Venator e Sapin avrebbero ottenuto con questa modalità di smaltimento. E’ un calcolo che ha fatto la Commissione in collaborazione con i carabinieri del Noe di Grosseto: 48 milioni di euro. «Sono… ( Antonio Crispino Alessio Viscardi (Agtw) / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/cronaca/i-gessi-rossi-mezzo-parco-montioni-toscana-scempio-dell-ex-cava-diventata-discarica-con-materiali-cancerogeni/ff90f99a-47a5-11ec-8bc9-3ede90e62115
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