Milano, 13 apr. (askanews) – Dalle tavole casalinghe ai menù stellati, le proteine vegetali diventano sempre più spesso protagoniste nei piatti degli italiani. C è chi le cerca direttamente in legumi o ortaggi e c è chi invece privilegia i prodotti dell industria a base vegetale. Nel 2020, dati Iri, sono stati 22 milioni i consumatori dei cosiddetti alimenti plant based in Italia; come emerge da una ricerca Bva Doxa per il Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food, oggi li acquista più di un italiano su due, con una marcata presenza di under 35 tra chi li sceglie regolarmente, 2-3 volte a settimana. Salvatore Castiglione, presidente del gruppo prodotti a base vegetale di Unionfood: "Il mercato plant based nell’ultima stima del 2020 un dato confermato due anni fa vale 385 milioni di euro che per una nuova categoria è una cifra molto importante perché ricordiamo che ha una crescita esponenziale a doppia cifra ogni anno, cosa rara in un mercato come quello del food un mercato completamente saturo in cui ha trovato un suo spazio e addirittura ha proposto delle innovazioni e proiettiamo nei prossimi 3-5 anni un ulteriore crescita di quasi il 20%".
Per gli italiani, che negli ultimi 5 anni hanno cambiato abitudini alimentari mangiando più frutta e verdura a discapito di proteine animali, la forza dei prodotti plant based è prima di tutto il loro contenuto nutrizionale e il ridotto apporto di grassi, per 4 su 10; un terzo poi li considera un aiuto per diversificare e invogliare i più diffidenti (come i bambini) a consumare vegetali. Ma c è anche un altro driver d acquisto, soprattutto per i più giovani, ed è il loro profilo sostenibile: per la metà sono cibi amici dell ambiente, con una impronta ecologica tra le più basse del mondo alimentare (per il 47%), e un ridotto assorbimento di risorse naturali (46%).
"Credo che sia la prima categoria di prodotti alimentari che fa a pari con l impegno sulla sosteniblità sappiamo come l ingrediente a base vegetale consuma meno il suolo, meno energia negativa immessa nell ambiente e proprio la sua modalità di essere naturalmente sostenibile spinge l industria a continuare a essere sostenibile nella fase di stocckaggio, di prodotto e di distribuzione".
Oggi il consumo di questi prodotti, dai burger alle polpette passando per bevande e gelati, è soprattutto domestico, del resto l 80% della produzione viene distribuita dalla Gdo, ma il consumo fuori casa è destinato a crescere come testimoniano le nuove occasioni di consumo a partire dal cappuccino di soia nei bar:
"I prodotti plant base sono sempre più al centro dell interesse dei consumatori perché c’è stata un’occasione in cui l italiano sicuramente ha potuto sperimentare conoscere meglio questo prodotto che sono stati, dico purtroppo, questi due anni passati in pandemia; non è stata una sostituzione totale si è creato questo nuovo target di consumatori che abbiamo definito flexitariani che alterna la proteina vegetale a quella animale e quindi effettivamente in qualche modo questi due anni sono stati fondamentali per l assestamento di questa categoria per la robustezza del mercato che abbiamo capito non essere più una moda ma un nuovo trend di consumo".